Col risultato finale di 2-1 all’Allianz Stadium, la Juventus vince la partita ma perde l’accesso ai quarti di finale di Champions League.
È stata una partita tutto sommato ben giocata dalla compagine bianconera, in special modo il secondo tempo, pesantemente condizionata da un rigore al decimo minuto. Il rigore è incomprensibile e di fatto è quello che sbatte fuori la Juve dalla Champions. Il rigore a favore, anch’esso molto dubbio, è ininfluente sul piano dell’analisi perché nessuno può dire come sarebbe andata senza il primo, sullo 0-0.
Al netto dei rigori che fanno parte del calcio, compresi quelli dubbi o incomprensibili, la Juventus fallisce un importante obiettivo stagionale e lascia per strada anche un bel po’ di soldi che certamente male non avrebbero fatto. Se non avesse buttato via il primo tempo in casa dei francesi non avrebbe affrontato questa sfida partendo da una posizione di svantaggio.
Ma coi se e i ma non si fa la storia, la situazione era quella e la Juve aveva il compito di rimontare. E ha rimontato, ma purtroppo non abbastanza. Ci sono molti modi di vederla, ma in sostanza la squadra è uscita dalla Champions contro l’avversario probabilmente più abbordabile che si potesse sperare, e con il giocatore più forte del mondo in rosa. Dunque, perché?
La stragrande maggioranza dei commentatori parla di Sarri, e le voci su un esonero che già sibilavano prima del match, adesso urlano. Si è detto più volte in questo sito che la stagione nel suo complesso ha mostrato una Juventus scissa in due tra vecchio e nuovo che non ha mai trovato il bandolo della matassa, un’identità precisa. E questo è certo che sia imputabile al tecnico, ma non è l’unica ragione.
La rosa più vecchia d’Europa (ieri lo ha dichiarato pubblicamente anche Agnelli a fine partita) è un tema centrale, insieme a quello dei giocatori che, per una ragione o per l’altra, non sembrano essere all’altezza del compito che gli si chiede si svolgere. Alcuni per ragioni fisiche, altri tecniche, altri ancora per un bel mix avvincente di entrambe le cose, fatto sta che la Juventus ha affrontato la stagione con enormi e gravi lacune, un solo terzino sinistro, due o tre elementi a centrocampo mai disponibili, o impresentabili quando lo sono stati e anche qualche limite nel tridente d’attacco dove Douglas Costa non ha mai inciso e Bernardeschi continua ad annaspare come un pesce fuor d’acqua.
Le cause a monte di tutto questo stanno, ovviamente, nelle scelte poco accorte e lungimiranti della dirigenza, che ha sì colto qualche buona occasione coi parametri-zero, ma poi è stata incapace di innescare un processo di ringiovanimento, rinnovando giocatori attardati e perennemente infortunati, anche a cifre che paiono decisamente fuori scala. non ci è dato di sapere cosa avrebbe fatto Sarri con una rosa più giovane, giocatori integri e più funzionali al suo gioco. Non ci è dato sapere come sarebbe andata senza la pausa forzata del lockdown che ha reso tutto così anomalo. Resta un fatto che il tecnico è sempre apparso come un corpo estraneo alla Juventus nel corso di tutti e 12 i mesi di questa lunghissima stagione.
Pertanto per chi scrive, il tecnico ha si una buona dose di responsabilità, ma le troppe variabili determinate dal errori a monte causati dalle scelte della dirigenza e da un virus che ha terrorizzato il mondo, impediscono una valutazione più lucida e realistica dello stato delle cose. Volendo fare i democristiani, dovremmo dire un classico 33-33-33 (%) tra tecnico, giocatori e dirigenza, per attribuire a qualcuno le ragioni della debacle. Ma il sospetto è quello che alla dirigenza tocchi una fetta più ampia della torta, dato che come si dice dalle nostre parti il pesce puzza sempre dalla testa.
Alla fine, davanti a una così cocente delusione, poco importano gli errori arbitrali, la sfortuna, la partita ben giocata o il fatto di aver lasciato la sensazione di essere probabilmente più meritevoli del Lione di andare alle Final Eights, quello che importa è che non ci siamo andati, e per questo occorrerà una profonda riflessione e ancor più incisive azioni per invertire la rotta. Nelle dichiarazioni del post-gara del presidente, sembra (e lo scriviamo con cautela) che abbia compreso alcuni dei temi centrali come quello dell’età media della rosa. Ma è solo uno, e l’elenco è lungo.