Non è la fine del mondo. Ma certo un passaggio epocale per la Liga. Dopo aver perso Ronaldo, approdato in serie A due anni fa, se anche Lionel Messi dovesse lasciare per altri lidi, la massima serie spagnola ne uscirebbe alquanto malconcia. Una grave perdita di appeal e anche di svariati milioni di euro di introiti.
In molti hanno sempre rimproverato Messi di non essere mai uscito dalla sua comfort-zone-Barça, mai essersi rimesso in discussione, aver tentato una nuova sfida altrove. Fino a qualche giorno fa sembrava che il polverone sollevato dallo stesso calciatore con le sue dichiarazioni, avesse più la finalità di scuotere l’ambiente e magari far giungere un messaggio preciso al presidente Bartomeu.
Ma poi qualcosa è cambiato. La bomba è esplosa e le voci si sono moltiplicate esponenzialmente. Si parla del contratto di Messi, dell’esistenza di una clausola di rescissione unilaterale però scaduta lo scorso 10 luglio e di una battaglia legale per liberarsi a zero dal Barcellona. Non sono notizie verificate, ma è pur vero che gli indizi si sono moltiplicati (incluso il like galeotto al Manchester City che ha fatto scalpore).
Se è giunta la fine di un’era lo scopriremo a settembre inoltrato, certo è che qualcosa si sta davvero muovendo. La partenza di Messi, da impossibile sembra diventare solo improbabile. Il suo amore sconfinato per il club nel quale è cresciuto e si è fatto uomo e campione. Il suo essere una bandiera del Barça. La clausola rescissoria da 700 milioni di euro sul suo contratto. Il suo valore di mercato da qualcuno stimato oltre i 200 milioni anche a 33 anni. Il nodo ingaggio, alla portata di pochissimi club al mondo, forse giusto un paio.
Tutte queste ragioni rendono l’idea ancora molto improbabile, ma improbabile non è impossibile e quindi di certo assisteremo ad una lunga ed estenuante telenovela di fine estate. Certo è che se davvero succede, è verosimile che possa liberarsi a zero perché nessuno al mondo ha 700 milioni della clausola da pagare al Barcellona, e probabilmente nemmeno i 200 del valore stimato. A quel punto resterebbe l’ingaggio faraonico, qualcosa che sulla carta può permettersi solo uno dei due club sceicchi, Manchester City e Psg, col primo tra i due ad essere il maggior indiziato ad accogliere il talento argentino. Pep Guardiola sta proprio lì.
I termini di un divorzio simile lasciano un po’ l’amaro in bocca, dopo una intera vita insieme è dura immaginare il ragazzo andar via sbattendo la porta, lasciando il suo partner di sempre in preda al panico e a bocca asciutta, senza nemmeno un soldino. Una normale operazione di player trading sarebbe più logica e meno violenta, ammesso che si vogliano considerare normali quelle cifre spaventose che ruotano tra cartellino e ingaggio. Più logica, ma parecchio più ardua da immaginare come concreta, specialmente nell’anno del Covid-19 dove le vacche magre e i debiti monstre sembrano aver colpito duro anche i grandi.
Se Messi lascia il Barça perdiamo in ogni caso un pezzo di cuore e di storia. Perché si fa fatica a immaginare il Barça senza Messi, e Messi senza il Barça. L’ultimo baluardo di romanticismo nel cinico calcio contemporaneo. La Pulce ha fatto grande il Barcellona e il club gli ha reso il favore. Un binomio che sembrava indissolubile, inattaccabile, inossidabile. E invece.