Dopo una lunga attesa il Giudice sportivo si è finalmente pronunciato sul match Juventus-Napoli del 4/10che ha riempito le pagine dei giornali e telegiornali, giungendo fino a una interrogazione parlamentare. La sentenza non ha recato sorprese, 3-0 a tavolino per la Juventus e un punto di penalizzazione in classifica per il Napoli.
Tralasciamo qui di commentare il clamore mediatico che ha suscitato la vicenda e anche l’atteggiamento generalizzato di stampa e Tv, concentrandoci invece sull’aspetto tecnico. Dunque, perché una storia italiana? Ciò che emerge dal polverone, è che questa è molto italianamente una storia di un conflitto tra poteri. Nella fattispecie, Asl (Regioni) contro Ministero (Stato centrale).
L’ottimo articolo di Fanpage, che potete leggere qui, riepiloga con molta chiarezza quanto accaduto quella maledetta domenica, facendo luce anche su tutte le norme in questione, ma oggi ci interessa comprendere la sentenza del Giudice sportivo. Egli afferma nelle sei pagine di motivazione, due fatti importanti. Il primo è che le Asl hanno posto un esplicito divieto di spostamento al club partenopeo solo dopo le 14 di domenica 4 ottobre. Prima di quella data a leggere i carteggi, le indicazioni delle Asl chiamate in causa non erano in conflitto col famoso protocollo.
Solo dopo ulteriore e reiterata richiesta da parte del Napoli, hanno posto il divieto, ma a quel punto il club aveva già unilateralmente rinunciato alla gara (il volo era stato disdetto già nella giornata di sabato). Pertanto il Napoli ha deciso di rinunciare alla gara già ben prima di ricevere un esplicito divieto dell’Asl, giunto solo domenica alle 14 e dopo ulteriore e reiterata sollecitazione del club di De Laurentis. Non sussistono quindi le cause di forza maggiore, in quanto il Napoli poteva benissimo partire per la trasferta nella giornata di sabato, nel pieno rispetto del protocollo Figc. Ed ecco il 3-0 a tavolino.
La seconda cosa importante che emerge da quelle sei pagine, la si trova in premessa, nelle prime righe del documento. Il Giudice sportivo non si è pronunciato sulla forza giuridica del provvedimento delle Asl in rapporto al protocollo Figc, esulando dalle sue competenze. In altre parole, il provvedimento della Asl che vietava al Napoli di partire per Torino, non è di competenza del Giudice sportivo, in quanto la giustizia sportiva si occupa unicamente delle regole dello sport, non certo delle leggi italiane.
È qui che emerge in tutta la sua contraddittorietà il conflitto istituzionale che si è creato, quello tra il Ministero e le Regioni. In Italia la sanità è gestita e amministrata dalle Regioni, non dallo Stato centrale. Il quale però, in accordo con la Figc, ha stilato il protocollo che avrebbe consentito al calcio di andare avanti in pieno caos Covid-19. Con ogni probabilità, il ricorso che il Napoli ha già annunciato alla Corte d’appello sportiva, avrà lo stesso esito del primo grado. In quanto esula dalle competenze della giustizia sportiva.
Pertanto per per far luce e chiarezza su questo scontro tra poteri, il Napoli dovrà ricorrere alla giustizia ordinaria, la sola in grado di pronunciarsi sulle regole che riguardano tutti i cittadini. E stabilire quindi, in via definitiva, quale sia il recinto nel quale ciascuna istituzione opera senza configgere con un’altra. È innegabile che ci sia un protocollo, firmato da Figc, Ministero dello sport e Comitato Tecnico Scientifico, che stabilisce la specificità del calcio e le regole che disciplinano i comportamenti da adottare in caso di contagi. È altresì innegabile che le Asl sono di fatto in Italia quelle che si occupano della sanità.
Stando alle parole di Andrea Agnelli a margine della non-gara, le Asl intervengono solo in caso di mancata osservanza del protocollo. C’è più di una ragione per credere che ciò che afferma il presidente della Juventus sia corretto. Nel caso in cui la decisione sulla disputa o il rinvio di una gara fosse stata demandata alle singole Asl saremmo nel caos, e non ci sarebbe garanzia alcuna che il calcio possa andare avanti e il famoso protocollo non avrebbe senso e ragion d’essere. Appare evidente che esiste comunque un vulnus che vada colmato e chiarito, nell’interesse di tutto il calcio, al fine di evitare che si possano ripetere episodi come questo. Con ogni probabilità, a far scuola sarà la giustizia ordinaria, quando sarà chiamata in causa da De Laurentis, se quella sportiva non gli darà ragione. Potete scommetterci.