Endgame Inter-Juventus 2-0

Endgame Inter-Juventus 2-0

Le risposte sono arrivate, anche se non ci piacciono e non sono quelle che speravamo. Dopo tre vittorie consecutive (record di questo girone d’andata!), la Juventus perde 2-0 contro l’Inter di Conte, che prima d’ora mai era riuscito a battere la sua ex-squadra.

Perdere con l’Inter può capitare, ma c’è sconfitta e sconfitta. E il modo in cui è arrivata quest’ultima è proprio ciò che ci dà le risposte che cercavamo. Ma andiamo con ordine: la partita. C’è davvero poco da dire, i bianconeri scendono in campo che sembrano di ritorno da una festa di matrimonio a Bora Bora, con tanto di postumi e jet-lag. L’Inter dal canto suo vince passeggiando, senza fare nulla di memorabile, senza chissà che intensità, pressione o gioco, no, passeggia soltanto e con due passaggi arriva in porta e fa gol, facendo sembrare Vidal un giovane di belle speranze.

La Juventus continua a non produrre alcuna occasione e a concedere ripartenze a raffica, tutte pericolose. Su una di queste raddoppia Barella, ma il passivo poteva essere davvero molto peggiore. In una serata in cui nessuno può salvarsi, eccetto forse uno stoico ma comunque insufficiente Chiellini, alcuni elementi brillano per scempio: Rabiot e Bentancur anzitutto, ma anche sua maestà CR7, Ramsey e a seguire tutti gli altri.

Pirlo ci mette del suo, sbaglia la formazione (i due centrocampisti centrali, su Frabotta ha poco da scegliere perché è il solo disponibile), e fa i cambi solo a partita compromessa. A fine partita dichiara che la squadra è scesa in campo senza voglia e determinazione e blabla, ma anche che erano timorosi, avevano paura del gioco d’attacco dell’Inter e si son preoccupati solo della fase difensiva.

A tutto c’è un limite, e se si travalica il buon senso francamente è troppo. Se erano concentrati sulla fase difensiva e hanno preso 2 gol rischiando prenderne altri 4 significa che non hanno idea di come si faccia, e Pirlo è l’allenatore quindi il primo responsabile. In secondo luogo, paura del gioco d’attacco dell’Inter? Antonio Conte, che Pirlo dovrebbe conoscere da quel che ricordiamo, gioca allo stesso modo da 15 anni. Ma lui si comporta come se non l’avesse mai vista prima di stasera. Non avere un piano tattico per una partita del genere, o averlo disastroso, è una gravissima mancanza.

Come lo è sbagliare il centrocampo e non capire quando è il momento di fare le sostituzioni. Ma qui finiscono le responsabilità di Pirlo che, come tutti sanno, sta imparando ad allenare proprio adesso, mentre la Juventus perde. A lui sbagliare è consentito per definizione, non potrebbe essere altrimenti, ma la lingua torna a battere sempre dove il dente duole: è chi lo ha messo lì il problema.

Il problema è chi ha preso Rabiot e Ramsey pagando stipendi da faraoni egizi. Chi si ostina a non comprare un terzino sinistro da anni, chi mette una squadra in serie A con l’ambizione di vincere il decimo con sole due punte di ruolo. E una mezza punta. Chi ha dato le chiavi di questo insieme così poco ben assortito a un esordiente. L’idea che Agnelli si sia improvvisamente instupidito è onestamente inverosimile, pertanto la spiegazione più logica è che semplicemente abbia trollato la tifoseria intera con proclami deliberatamente utopistici.

Agnelli sapeva, oggi lo sappiamo anche tutti noi perché è stato certificato, che questo è un anno di transizione. Di zero titoli. Solo che non lo ha detto pubblicamente, forse per orgoglio, forse per altre ragioni. La ricostruzione impiegherà tempo, fosse solo una stagione sarebbe grasso che cola, ce ne vorranno probabilmente almeno due, in tempo di Covid e casse che piangono anche di più, sempre ammesso che le scelleratezze di questi anni si interrompano e si cominci a operare con criterio. Agnelli ha visto la sua Juventus stasera, riuscire anche nel miracolo di non fare nemmeno un gol a una squadra che lo ha preso praticamente da tutti.

La sua Juventus, quest’anno lotterà per un posto in Champions, di più non si può chiedere. È acclarato che la squadra è questa, l’allenatore è questo e nulla cambierà le cose, si andrà avanti così, con prestazioni e risultati fortemente altalenanti, belle partite e partite da incubo, punti presi e punti sperperati. Fino alla fine dei giochi, sperando di ottenere il posto tra le prime 4 e di non fare figuracce in Champions, dove uno o due ulteriori passaggi di turno (se la fortuna volesse) garantirebbero un rientro economico fondamentale.

I cilci iniziano e finiscono, questo è normale, quello che brucia è il pensiero che il ciclo fosse finito anni fa, come ben noto da molti, ma invece di cominciarne uno nuovo si è trascinato fino dove possibile stiracchiando giocatori e allenatori e operando in modi davvero discutibili. È il canto del cigno della stagione, lo scudetto non è alla portata. Meglio pensare da subito al 2022, limitando il più possibile i danni. Resta l’amara consapevolezza, che a chiarircelo in modo definitivo, sia stata proprio l’avversaria di sempre, che è apparsa in verità modesta cosa, in più con il gol dell’ex e con l’allenatore-ex. E una bella passeggiata di gala sul prato di San Siro.