Come dichiarato da Pirlo a margine della gara, senza Bentancur e contro una Roma che ama attaccare in campo aperto, la Juventus ha scelto di lasciare il possesso palla ai giallorossi, rinunciando del tutto al pressing offensivo. La partita infatti è stata ampiamente controllata dalla Roma in termini di possesso e iniziativa (29 cross contro i 4 della Juventus), mentre i bianconeri si sono schiacciati restando bassissimi e non riuscendo quasi mai a risalire. La Roma però concede spesso molti spazi in transizione, e la Juve ha pianificato e ottenuto di sfruttarli adeguatamente.
Ancora la difesa, ancora Chiellini
Il principle problema della Roma è stata l’incapacità di tradurre la supremazia territoriale in occasioni da gol. La Roma ha tirato 14 volte contro 3 della Juventus, ma con 0.65 expected goals complessivi (contro 2.8 di media). Segno che le conclusioni sono arrivate in gran parte dalla distanza o da posizione defilate, insomma non pericolose. Se si esclude un forte tiro al volo di Cristante nel primo tempo, che se inquadrava lo specchio era parecchio pericoloso, i bianconeri non hanno praticamente corso rischi. Chiellini ha di nuovo guidato la retroguardia, mantenendo una concentrazione elevatissima con tutto il reparto e per tutta la partita. I bianconeri hanno concesso ben pochi varchi agli avversari. In questo modo Pirlo ha insieme neutralizzato i punti di forza della Roma e sopperito ai possibili difetti del centrocampo bianconero negli spazi aperti. Oltre a Chiellini tutta la squadra ha collaborato alla fase difensiva, basti pensare al lavoro di Danilo e Chiesa su Spinazzola.
La cattedra di Arthur
La Roma è prima per intercetti a partita, ma anche terzultima per palloni recuperati nella trequarti offensiva (3.8 a gara). L’incredibile capacità del brasiliano di proteggere la palla con il corpo è stato il motivo per cui la Juventus ha potuto rifiatare e mettere ordine. La sua pulizia tecnica è stata fondamentale nel secondo tempo, quando la Juve è riuscita con più costanza ad uscire bene da dietro. Non sembrava fosse la partita più adatta per un giocatore con le sue caratteristiche, un palleggiatore puro e per di più fisicamente mingherlino, ciononostante Arthur è salito in cattedra e ha guidato il centrocampo organizzando la fase di possesso, eludendo spesso con efficacia il pressing degli avversari. Come al solito ha toccato una infinita quantità di palloni, sbagliando quasi nulla. Sempre più centrale nella Juventus.
Il cinismo dell’attacco
Fare subito gol ha messo la partita sui binari, diciamolo pure. Una prodezza di Ronaldo sulla bella iniziativa di Alex Sandro e l’assist di Morata, ha permesso ai bianconeri di fare la partita che volevano. C’è però da notare come la Juventus abbia tirato pochissime volte in porta, contro una Roma che di spazi in campo aperto ne concedeva. Rabiot è stato completamente assorbito dalla fase difensiva, lo stesso dicasi per Chiesa e Morata, giocatori che potevano fare la differenza in certe situazioni, ma il primo era occupato a dare una mano a Danilo per tenere a bada Spinazzola, il secondo che ha molto sofferto Villar in fase di non possesso, ha poi sbagliato tantissimi palloni. Anche McKennie non ha mai potuto fare il suo ruolo preferito, quello di incursore, costretto in un costante lavoro di ripiegamento. In sostanza la Juventus non ha saputo sfruttare bene la profondità e gli spazi lasciati dalla Roma, in molte occasioni.
Una Juventus di allegriana memoria ha portato a casa tre punti scegliendo deliberatamente di lasciare il pallino del gioco a una avversaria che fa del possesso uno dei suoi punti di forza, ma che di contro concede spazi aperti utili per le ripartenze. Una scelta tattica intelligente e che ha pagato, ma che lascia un po’ di amaro in bocca per non aver sfruttato a pieno gli spazi offerti dalla Roma, e per essersi abbassata troppo e per troppi lunghi tratti. In quelle situazioni, pur difendendosi egregiamente come fatto dai bianconeri, può capitare anche un rimpallo sfortunato per prendere un gol fortuito.

