Analisi tattica di Juventus-Inter

Analisi tattica di Juventus-Inter

Si sapeva che sarebbe stata una gara tosta, e non ha deluso le aspettative. Juventus-Inter, terzo derby d’Italia di quest’anno, ha anche dato qualche risposta ad ambedue le compagini. La Juventus prende posizione come di consueto, Agnelli con Nedved e Paratici in tribuna d’onore, Pirlo e il suo staff in panchina, e poi anche una ventina di ragazzi con una maglia a strisce e altri ancora con delle tute fighe. Qualche giornalista regge un microfono da bordo campo.

La fase di studio

Si parte, e la squadra sembra fare la sua partita con calma, i ritmi sono lenti, Agnelli scherza con Nedved e Paratici smanetta spesso il cellulare. È una fase di studio in cui i contatti con l’avversaria sono ancora fugaci. Un’occhiatina fingendo indifferenza, una sbriciata dietro uno sbadiglio, uno sguardo con aria svagata mentre si inscena una telefonata inesistente. Col passare dei minuti la gara prende vita e già si può notare come Agnelli sia bravo a cercare di eludere il pressing e trovare un Nedved smarcato pronto a una risata sotto la mascherina per aiutarlo a dissimulare.

L’importanza delle fasce

Siamo solo al 10′ minuto quando una accensa fiammata degli avversari scuote il team dal torpore dei primi minuti di studio. Antonio Conte infatti, punto da una vespa nell’iride, scatta velocissimo sulla fascia, da sempre un suo pallino. È incontenibile, ma viene braccato da un nugolo di passanti che devono impiegare tutta la loro forza bruta e determinazione per arginare la furia del campione. Così la calma piatta lascia il posto a una certa agitazione per i nostri, Paratici posa il cellulare e si alza in piedi, Nedved passeggia nervosamente avanti e indietro tra i sedili, e Agnelli mostra un certo rossore in volto. I tre si guardano spesso con aria severa, e parlottano tra di loro.

La fase difensiva

Ma il gruppo si compatta, e alza un muro difensivo fatto di sguardi tesi e fieri e una ritrovata compostezza sulle posizioni. Nessuno sbraga e tiene il deretano ben saldo sulla sedia. Non passa uno spiffero. Benché Conte e Oriali accennano stati di agitazione e tentativi di attacchi improvvisi tra quarto uomo e metà campo, i nostri tengono botta e per nulla scomposti riescono ad arginare l’offensiva degli avversari, i quali per altro tornano spesso a insistere sulla fascia col fuoriclasse Conte, ma la fase difensiva della Juventus sembra prendergli le misure. Uno di quelli con le tute fighe però, prova a impensierire gli avversari, ma il suo tentativo è poca cosa. Riesce infatti solo a dire “rispetta l’arbitro”. Apprezzabile la volontà ma il gesto tecnico non è all’altezza.

Il talento dei campioni

Ma è allo scadere del primo tempo che il fuoriclasse fa la sua giocata, il colpo del campione, improvviso e fulmineo, proprio sul fischio dell’arbitro, impedendo così qualsiasi reazione. C’è del genio. Antonio Conte si avvia verso il tunnel e di soppiatto fingendo di alzare una mano come per un cenno di saluto a un conoscente, estende improvvisamente fuori il dito medio raccogliendo contemporaneamente le altre dita della mano a pugno. Voilà! La panchina e la tribuna cadono tramortite, e tutta la rabbia e la frustrazione viene soffocata pur con grande fatica, perché non c’è più tempo per giocare. Così la squadra intera si fa paonazza e inghiotte un boccone amarissimo, sperando di rifarsi nella ripresa.

Il pressing altissimo

La ripresa tuttavia non lascia molto spazio alla reazione dei nostri impavidi, che smaltita la botta del colpo del campione, per nulla spiazzati ritrovano se stessi e le loro prerogative. Alzano ancora il muro difensivo, e questa volta è alto tre metri. Ma non hanno fatto i conti con gli avversari che iniziano un forcing devastante. Conte, il campione, urla così tanto che scavalca i tre metri del muro, avviando così una fase di pressing altissimo che mai si era vista prima. Paratici vacilla, però riesce a tenere salda la posizione, Nedved mette da parte il suo nordico savoir faire e si alza dalla sedia ma subito ritorna in posizione. Il migliore della retroguardia, Agnelli, riesce a restare impassibile, se non per lievi torsioni del collo e borbottii vari indirizzi ai compagni.

Le ripartenze

La gara si avvia verso la naturale conclusione e pare che la difesa abbia retto bene l’urto avversario, ci si avvia verso un finale conservativo privo di grandi emozioni. Ma ancora una volta i nostri commettono l’ennesimo errore in uscita: non fanno i conti con l’estro e il genio dei fuoriclasse. Antonio Conte riesce infatti a bissare il gesto tecnico magnifico del finale del primo tempo, ancora il colpo del campione, ancora allo scadere! Si rischia di perdere tutto. Un moto d’orgoglio della squadra però decide che è ora di smetterla col muro difensivo, e che l’unico modo per portare a casa la finale è il contrattacco. Le famose ripartenze. Così ne mettono insieme una magistrale, mentre Paratici finge indifferenza distraendo Oriali che pensa di aver vinto, Nedved dà il segnale ad Agnelli toccandogli la spalla, il capitano si alza in piedi e si lancia in una vorticosa discesa delle scale dall’altissimo coefficiente di difficoltà, e riesce così ad avvicinarsi agli avversari quel tanto che basta per mandarli a farsi fottere in modo variopinto.

Una finale guadagnata soffrendo

Colpo di scena, quando tutto sembrava perduto la Juventus vince e vola in finale, pur avendo sofferto le giocate avversarie, in special modo quelle del fuoriclasse Conte che più volte li mette in seria difficoltà, tentando il colpo del k.o.! Una buona Juventus reagisce bene e vince la gara in ripartenza, mostrando il valore dei suoi contropiedisti e della sempre ottima fase difensiva. Il post-match è materia per moviolisti esperti in labiale.