Analisi tattica di Napoli-Juventus

Analisi tattica di Napoli-Juventus

Partita che ci ha raccontato molto della Juventus e il suo allenatore, l’esordiente Andrea Pirlo, che è uscito dallo stadio Diego Armando Maradona senza punti, e qualche rimpianto, mostrando come la sua inesperienza in situazioni come questa è qualcosa che si può pagare a caro prezzo. Lo diciamo subito: l’inesperienza di Pirlo non è una colpa, che va semmai ricercata altrove. È solo un dato di fatto, e bisogna farci i conti e accettare questo stato delle cose.

Il pre-partita

E sì perché la sfida inizia prima del fischio dell’arbitro, precisamente quando Gattuso dirama la formazione, che si vociferava già potesse essere quella ufficiale e che poi ufficiale lo è diventata davvero. E anche questa è tattica, e vedremo anche quanto sia efficace. Un 4-2-3-1 che sembra enormemente sbilanciato in avanti, con ben 4 attaccanti in campo contemporaneamente: Politano, Osimhen, Insigne e Lozano. Insomma gioca il tutto per tutto, va all-in, o si vince o si precipita. Della Juventus si pensava andasse in campo con i classici 11, Szceszny, de Ligt, Chiellini o Demiral, Cuadrado, Alex Sandro per la difesa, poi Bentancur-Rabiot in mezzo e Chiesa-McKennie larghi. In attacco scelta quasi obbligata con CR7-Morata e Kulusevski pronto a entrare in corsa.

Il primo tempo

E invece no. Pirlo casca in pieno nella trappola di Gattuso, e decide di schierare Bernardeschi e Danilo, per essere più coperto con l’aiuto di Rabiot. Insomma decide ancora di fare una gara di attesa per colpire in contrattacco, invece che partire aggressivo. Vede la formazione del Napoli e imposta di conseguenza. Ma quando la partita comincia è subito chiaro che l’atteggiamento degli azzurri è tutto l’opposto di quanto la formazione potesse lasciar credere. La squadra è infatti completamente trincerata in difesa, e i quattro d’attacco giocano tutti sacrificati indietro a coprire il campo. Pirlo casca nel bluff di Gattuso e si ritrova contro una squadra che fa la partita che aveva in mente lui.

Il non-piano tattico

Lo schema di Gattuso è chiaro, chiudersi tutti dietro ed eventualmente, forse, colpire in ripartenza. Il Napoli avrebbe firmato col sangue per un pareggio, questa era l’idea, anche perché la pericolosità delle loro ripartenze era prossima allo zero assoluto. Il povero Szceszny pare essere stato visto fare un solitario a carte e degustare sigari per ingannare il tempo. Tuttavia Pirlo si ritrova spaesato e senza un piano tattico, perché quando la sua Juve prova a costruire da dietro, il Napoli non fa alcun pressing o aggressione, ma resta dietro i sacchi di sabbia ad aspettare. La Juve non solo non ha un piano tattico, ma non ha neanche gli elementi giusti per farlo, sono in panchina, infatti li schiererà nel secondo tempo ma come è noto, sarà ormai troppo tardi. Per questo abbiamo visto una Juventus lenta e sempre prevedibile.

L’uovo di struzzo

Poi è successo che Chiellini, in serata-no da primo minuto, decide di fare una frittata, ma di farla bella grossa, usando un uovo da 1,8kg, quello di un simpatico uccello che non vola ma ha delle bellissime piume, a tutti noto col nome di struzzo. Smanaccia sul volto dell’avversario provocando un rigore, assegnato dopo Var-review. Questo episodio ha determinato pesantemente l’esito della gara, perché se già Gattuso era partito con le trincee davanti alla porta, dopo il gol ha messo anche le mine antiuomo e i dissuasori anti-sommossa. E la Juventus, anche tentando di correre ai ripari, aveva già inesorabilmente perso la partita, a cominciare dalla mano di poker del pre-gara.

Il resto

…è storia, si dice. La Juventus mette dentro i giocatori che gli sarebbero serviti dal primo minuto, Alex Sandro, McKennie e Kulusevski e adotta anche l’approccio che gli sarebbe servito dal primo minuto. Inizia un tiro al bersaglio che durerà fino alla fine, fatto anche di confusione, molta imprecisione, e una frustrazione che monta come panna col passare dei minuti. I nuovi entrati cercano di fare il possibile, bene o male, ma Morata e Cr7 non sono in vena. Il solo Chiesa appare dannarsi e metterci tutto quello che ha per raddrizzare un torto, ma anche lui è impreciso, e la gara si spegne insieme ai sogni di rimonta della Juventus.

Scacco matto

Così la Juventus ha perso una partita contro un Napoli apparso tutto sommato modesto, sbagliando completamente l’approccio alla gara e la formazione iniziale, forse intimorito dalla formazione avversaria che suonava come una dichiarazione di guerra. Ma era un comunque Napoli in profonda crisi, privo di ben 7 titolari, quindi andava affrontato senza paura e messo sotto fin dagli spogliatoi, per poi semmai difendere un risultato acquisito. Un Napoli che ha tirato in porta una volta con un calcio di rigore, altrimenti non avrebbe segnato nemmeno dopo tre giorni di gioco continuato. Una occasione sprecata e una brutta gara che lascia più di un rimpianto per come si è svolta. Non è la prima volta che i bianconeri sbagliano approccio, e non è la prima volta che gli risulta fatale, anche se in qualche occasione sono stati in grado di raddrizzare le cose. Il dato si ripete e comincia a preoccupare.

La classifica piange, c’è tantissimo da lavorare, ma la sensazione è che continueremo ad assistere a ubriacanti sali-scendi, montagne russe di emozioni tra gare ottime e altre indecenti, fino alla fine della stagione, sperando che a quel punto i danni siano limitati e qualcosa da cui ripartire ci sia rimasto in tasca.