C’è in palio la qualificazione ai quarti di finale di Champions League all’Estadio do Dragão, e la Juventus scende in campo per la gara d’andata con Szczesny, de Ligt, Demiral, Danilo e Alex Sandro in difesa, Bentancur, Rabiot, Chiesa e McKennie a centrocampo, Kulusevski preferito a Morata per affiancare Ronaldo in attacco. Ed è l’unica novità, per il resto la formazione conferma le ipotesi, anche per via di molte scelte obbligate causa infortuni.
La partita non fa a tempo a iniziare che Bentancur serve un perfetto assist involontario a Taremi, sbagliando un retropassaggio per Szczesny. Siamo al minuto 2, e la Juve è sotto di un gol. Chiellini appena un minuto dopo pare voler emulare le gesta del suo compagno uruguaiano e lascia sfilare una palla pericolosa sulla quale Szczesny è costretto a un’uscita di piede fuori area. Da lì in poi è un be susseguirsi di nulla, con la Juve che prova a impostare ma sbaglia tutte le misure e sbatte sempre contro gli avversari che sono messi in campo benissimo.
La prima cosa che si nota dopo 15 minuti è un tiro al volo di Chiesa su cross di Alex Sandro, ma è murato dal difensore avversario. La Juve guadagna il suo primo calcio d’angolo. Evviva! Così si pensa che quello che si doveva fare per questa partita lo si è fatto, e ricomincia il nulla. Bentancur ci tiene a mostrare che è in serata tentando ancora di innescare gli attaccanti. Ma sono sempre quelli del Porto, e lui va in affanno ogni volta che è pressato. La costruzione dal basso della Juve è un incubo, centralmente non ci sono spazi perché il Porto li chiude alla perfezione, i tentativi sulla sinistra con Alex Sandro naufragano miseramente e a destra non ci tentano neanche, forse perché c’è Chiesa che ultimamente era spesso tra i migliori. Si va a riposo come se ci si fosse stancati moltissimo anche senza mai tirare in porta.
Una volta ho passato un intera giornata fissarndo l’erba aspettando che crescesse. Dopo aver visto il primo tempo di Porto-Juventus rimpiango l’eccitazione di quel giorno.
Il secondo tempo inizia esattamente come il primo: con un gol del Porto al primo minuto, solo che questa volta ha segnato Marega. Le cose si mettono bene insomma. La reazione della Juventus è far sembrare Olivera come Maradona, così dopo una bella cavalcata lunga tutto il campo entra in area e tira, ma Szceszny stavolta para. E pare che le differenze col primo tempo stiano tutte in questa sortita di Olivera perché per il resto sembra tutto uguale. Raccontare quello che succede è una sfida a chi sbadiglia meno guardando altri che sbadigliano. In effetti ogni tanto tira il Porto, con scarsi risultati, d’altra parte ha già fatto due gol.
Poi un improvviso lampo di quello che meno ti aspetti, monsieur Adrien Rabiot, innesca Chiesa che fa un gran gol. Poco dopo la Juve trova la prima buona ripartenza del match che porta a un’altra occasione da gol bucata da tutti, ma tanto c’era Morata in fuorigioco. Forse c’era un rigore su Ronaldo al 94′ ma l’arbitro decide di porre fine a questo supplizio e fischia tre volte. La partita finisce e sentiamo di dover ringraziare l’intero firmamento di divinità del mondo intero.
Sforzandosi (non poco) di essere seri, prendiamo atto di una partita che è stata uno strazio. La Juventus va a giocarsi un ottavo di Champions entrando in campo svagata all’inverosimile, concedendo due disattenzioni francamente inaccettabili che portano gli avversari a segnare per due volte. Bianconeri nella versione peggiore della stagione, non riescono a innescare neanche una reazione di carattere o rabbia, e per l’ennesima volta cascano in pieno nel piano tattico degli avversari, facendo la partita-trappola che è stata preparata per loro, senza trovare una contromisura. Il gol trovato grazie a giocate individuali tiene aperta la qualificazione, ma è comunque troppo poco per alimentare speranze.

