La Juventus sospesa e il nodo CR7

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Questo articolo è una riflessione a voce alta. Il titolo, volutamente provocatorio, illustra comunque un percorso del pensiero davvero profondo e sofferto, che mi sono trovato a compiere, alla luce di fatti odierni, rimettendo in discussione tutto, dal principio. Buona lettura.

Per capire bene l’andamento di questa stagione 2020/2021 è necessario fare dei passi indietro e guardare alle stagioni precedenti. Solo così è possibile trovare qualche risposta al perché oggi ci ritroviamo con una Juventus sospesa, una Juventus che non è più ciò che era, ma neanche quello che avrebbe voluto essere. Una Juventus che non è diventata niente.

Nella stagione 2017/2018 la Juventus fu eliminata ai quarti di finale. Un’eliminazione che lasciò una coda di polemiche, e ancora brucia. Fu prima la notte di CR7, e la sua rovesciata allo Stadium, e poi il miracolo al Bernabeu, una rimonta eccezionale. Ma ancora CR7 frantumò i sogni dei tifosi con quel rigore al 98′. Quel Real Madrid vinse poi la Coppa.

Quella Juventus che lasciò la competizione più blasonata anzitempo, era una squadra importante. Godeva di un prestigio e una considerazione enorme in Europa. Una Juve che si era conquistata anno dopo anno, passando anche per due finali, l’appartenenza all’élite del calcio europeo. Una squadra che in Italia aveva scavato un solco profondissimo tra sé e le avversarie, un gap che pareva incolmabile. A fine stagione la Juventus vinse lo scudetto, ma non fu quella la notizia. Quell’estate passò alla storia come quella del colpo del secolo.

Cristiano Ronaldo si trasferì dal Real Madrid alla Juventus, qualcosa che sembrava impensabile fino a pochi anni prima era diventato realtà. La Juventus nel calcio che conta, capace anche di prendere il calciatore più forte del mondo. La dirigenza pensò che a quella squadra mancava solo questo. Il Goat, Great Of All Time, per fare la differenza e arrivare sul tetto del mondo. Non andò così.

La stagione 2018/2019 trova ancora Max Allegri in panchina, con in più Cristiano. Ha quasi l’obbligo di vincere la Champions. Invece comincia un’altra storia. La storia di una Juventus che con CR7 peggiora il suo andamento in Champions. La Juve uscirà infatti ancora ai quarti, contro l’Ajax dei bimbi-prodigio. In mezzo l’ottavo storico contro l’Atletico Madrid e la tripletta del fenomeno portoghese, che illusero tutti che fosse l’anno buono. La Juve vincerà poi lo scudetto facilmente, e CR7 chiuderà con 21 gol al suo primo anno in serie A.

Ma è l’inizio dei problemi. Il finale di quella stagione innesca una serie di polemiche e poi di riflessioni tra società e il tecnico. Si dice che la colpa del fallimento in Champions (sì, perché a quel tempo i quarti di finale erano un fallimento mentre oggi sono un obiettivo a cui tendere) è di Allegri. Il suo calcio difensivo, è superato e non adatto all’Europa. Lo stesso Allegri chiede alla società una rivoluzione, a suo parere molti giocatori sono alla fine di un ciclo.

La dirigenza pensa invece che la squadra sia perfetta, e ad aver esaurito il ciclo è invece proprio il tecnico, che viene esonerato. Si pensa che quella critica che si ripete tra i media, una Juve poco europea e dal gioco difensivista, sia una critica giusta. E così che Maurizio Sarri approderà alla Juve, il tecnico che aveva stupito l’Europa col suo Napoli dal calcio totale. A lui si chiede proprio di vincere e convincere, come egli stesso dichiarerà in sede di presentazione.

La stagione 2019/2020 inizierà facendo capire immediatamente che quel sogno non si avvererà mai. Sarri capisce subito che quella squadra non potrà mai giocare secondo i suoi dettami, non è costruita per quello. Così rinuncia a sé stesso, al suo sarrismo, e si trasforma in una versione meno elegante di Allegri. In sostanza annulla la ragion stessa che lo ha portato lì, su quella panchina. La Juve vincerà ancora lo scudetto, a fatica, ma sarà ancora una Juve molto poco europea. E soprattuto farà ancora peggio in Champions dove verrà eliminata agli ottavi dal Lione. Sì, il Lione.

In questi tre anni oltre l’arrivo di Ronaldo, la Juve ha visto il ritorno di Bonucci e la partenza e il ritorno del Pipita. L’arrivo di de Ligt, la partenza di Cancelo per Danilo. L’arrivo e partenza di Spinazzola. E molte altre operazioni sulle quali si potrebbe discutere parecchio, tra rinnovi fuori scala e plusvalenze al veleno. Sarri verrà esonerato, anche per problemi caratteriali, si dice non sia adatto a rappresentare la Juventus e non sia ben voluto dai calciatori. Ma soprattutto è mancato il motivo per cui era stato preso, e di calcio-spettacolo non se ne è vista l’ombra.

E siamo ai nostri giorni, la Juve di Pirlo come quella di Delneri. Tecnico giovane e giovani giocatori, idee moderne e calcio liquido, ma presto anche Pirlo si arrende all’idea che senza una difesa solida non si arriva da nessuna parte, ed ecco il passo indietro e l’allegriana memoria. Con una rosa male assemblata e un tecnico all’esordio non è semplice fare progetti. La Juventus potrebbe anche passare il turno contro il Porto e arrivare ai quarti, oppure uscire ancora agli ottavi. Quello che conta però, è la constatazione del significativo ridimensionamento della squadra.

Non più nell’élite del calcio europeo, non ha più alcun vantaggio sulle dirette avversarie in Italia, avendo dilapidato quel patrimonio faticosamente costruito nel corso delle stagioni, un passo per volta. E tutto questo è accaduto a partire dall’arrivo di Cristiano Ronaldo. Una riflessione è d’obbligo. Adesso non è in discussione il talento mostruoso del giocatore, che anche col passare degli anni pur perdendo l’esplosività e alcune sue caratteristiche, resta un finalizzatole senza eguali. È in discussione l’idea a monte della dirigenza bianconera, e del perché e percome si è scelto di portare Ronaldo. Non è Ronaldo, è lo scopo e il quadro d’insieme nel quale è stato inserito.

Senza i gol di CR7 la Juve non avrebbe vinto lo scudetto di Sarri, ma in Europa ha iniziato un declino, ed è quanto meno originale che questo coincida con l’arrivo del calciatore più decisivo in Europa, dell’intera storia. Ronaldo è stato inserito in una squadra a fine ciclo, in questo aveva ragione Allegri. Si è pensato che Ronaldo fosse la tessera mancante del mosaico per un ulteriore e definitivo salto in avanti. Invece ci si è ritrovati col solo Ronaldo, che da tessera è diventato l’intero mosaico. Tutto questo ha impoverito la Juventus, non solo sul piano economico perché lo sforzo per il portoghese è stato notevole, ma soprattuto su quello tecnico.

Oggi ci ritroviamo questa Juve a metà, una squadra senza identità e senza idee, la cui rosa è probabilmente inferiore anche quella dell’ultimo Allegri. Una Juve che non sa chi sia e cosa vuole essere. Una Juve che non è più quella di un tempo, quella del cosiddetto Dna-Juve, solida e vincente, e che è ben lontana dall’essere spettacolare, alla moda, e di conseguenza vincente. Una squadra sospesa, che dipende dai numeri del suo campione. Quella tessera che oggi porta sulle spalle il peso di tutto il quadro.

Una dirigenza poco avveduta ha sprecato forse gli ultimi anni d’oro di un campione assoluto e unico nella storia del calcio, facendo grossi errori di valutazione e infilandolo in un progetto che non era forse degno di lui. Ho sempre pensato che i pro dell’avere CR7 in rosa fossero sempre e comunque più dei contro, numeri alla mano. Tuttavia senza voler fare del revisionismo, mi chiedo cosa sarebbe stato se la Juventus avesse speso quei soldi in altro modo e avesse commesso meno errori, oggi dove saremmo. Probabilmente visti gli uomini che sono stati al vertice e protagonisti di queste storie, penso comunque che saremmo arrivati più o meno qui, ma non ho risposte certe. Quindi forse ci resterà l’orgoglio di poter dire che il migliore di tutti, ha vestito la nostra maglia.