Endgame Juventus-Porto 3-2

Endgame Juventus-Porto 3-2

C’erano un’infinità di ragioni per passare questo turno di Champions, lo diciamo da tempo, così non è stato e ne prendiamo atto. Ma anche la sconfitta, non è andata come ci si poteva aspettare. Tre cose ci prendiamo di questo ottavo di finale Juventus-Porto. Tre cose, e una domanda. Ma andiamo con ordine.

La prima: in quasi quaranta partite giocate dalla Juventus in questa stagione, abbiamo visto almeno una quindicina di approcci sbagliati, almeno stando alle stesse parole di giocatori e allenatore. Ma non è questo caso. La Juventus prede un rigore che sega le gambe per una ingenuità di Demiral, ma stava provando a giocare. Pochi pericoli creati (anche se quel colpo di testa di Morata…), troppa lentezza e imprecisione, ma ci stava provando, di fronte a un Porto che al contrario delle barricate che tutti si aspettavano, non rinuncia a giocarsela.

Il gol poteva ammazzare la partita, ma di fatto ha ammazzato solo i primi 45′ nei quali la Juventus ha accusato il colpo. Poi dal gol di Chiesa in poi ha fatto una gara di grande slancio, mettendo i portoghesi alle corde ed è andata più e più volte vicina al gol qualificazione, il terzo. Gol che avrebbe meritato per lo sforzo profuso, pur con tutti i difetti che ha questa squadra. Ci prendiamo quindi una prestazione in cui la Juve avrebbe meritato il passaggio del turno, ma nell’arco dei 180′ prendere 4 gol dal Porto resta comunque imperdonabile.

La seconda cosa è facile: Federico Chiesa. Quando l’angoscia sembra prendere il sopravvento e la frustrazione si fa opprimente, ecco che arriva lui, la medicina contro tutti i mali della Juventus, e fa un gol pazzesco. Ma fosse solo quello. Corre, crossa, anticipa, punta, salta, tira, segna. Anche di testa, come il raddoppio. Vince di fisico, di tecnica e di cervello, perché la determinazione che ci mette è di una ferocia che non si vedeva da secoli.

Non è più il giocatore della Fiorentina. Questi (pochi) mesi con la Juventus sono stati abbastanza per una crescita esponenziale che nessuno probabilmente si aspettava. Niente periodo di ambientamento, niente difficoltà o timidezze. Pronti via ed era pronto. Era pronto e cresceva. I suoi numeri parlano per lui, ma non gli rendono giustizia, perché solo vedendolo giocare si capisce davvero di cosa questo ragazzo sia capace, pur nella sua semplicità. Non è bastato stasera, ed è un peccato perché lo avrebbe meritato.

La terza: con Arthur è tutta un’altra Juventus. Inutile girarci intorno, e non sarà un fenomeno, ed è piccoletto, e non è un regista, e non verticalizza e tutto quello che vogliamo… ma è un signor giocatore e in questa Juve il suo apporto è come minimo fondamentale. Si è perso il conto dei palloni che ha giocato e tutti con una pulizia e una classe non indifferente. È l’unico a cui puoi dare la palla sempre e comunque e sai che è l’equivalente di un bond tedesco.

Dopo lo scampolo contro la Lazio, ha giocato 100 minuti di livello stellare, al rientro da un lungo infortunio. Anche quando la stanchezza ha preso il sopravvento, perché era prevedibile che non avesse i 90 nelle gambe, ha continuato a dispensare ordine e palloni al ritmo di una fabbrica. Negli ultimi minuti giocava quasi da fermo, e anche il quel modo è stato determinante e migliore di qualcuno che invece si muoveva. Nel ripartire dopo una delusione così epocale, un tassello c’è già, ed è il brasiliano, 23 anni.

E adesso la domanda: è finita l’era di Cristiano Ronaldo? Questa sera è stata forse la sua peggiore apparizione da quando è alla Juventus. Le famose serate di Champions, in cui si accende, dà tutto il meglio che ha. Ha sbagliato praticamente qualsiasi cosa ha tentato goffamente di fare, stop, tiri, appoggi, passaggi, colpi di testa, finte e ogni altra cosa che possa venire in mente. Aldilà della serataccia, è comunque il primo anno in cui si nota una flessione importante delle sue prestazioni.

È probabile che sia un fatto anagrafico e quindi naturale e ineluttabile. Il problema sarà come comportarsi di fronte a tale fatto, ammesso che sia tale. E non solo in ottica futura, il mercato, il rinnovo e la prossima stagione, ma anche quel che rimane di questa rattoppata annata juventina. Perché il sospetto, dopo la gara contro la Lazio, che se non avesse giocato lui dal primo sarebbe potuta andare diversamente, è legittimo che venga. Quindi da qui in poi, dovrebbe ancora giocarle tutte? E se si dicesse di no, come glielo spieghi? Come lo gestisci uno così tra le panchine? Stasera, non sarebbe dovuto uscire lui?

Ci si vede in Champions tra un anno. Forse.