Una vittoria interessante per svariate ragioni e che presenta molti aspetti da osservare, quella dei bianconeri in casa contro la Lazio. Dopo 20 minuti di confusione e un gol regalato agli avversari, la Juve ha infatti preso le misure e giocato una gara per lunghi tratti convincente.
Gli avversari
La Lazio è in un momento no, come testimonia il suo andamento, e contro la Juventus ha faticato moltissimo a mettere in moto Immobile e Correa. Il primo dei due ha chiuso il match con un solo tiro. Il più pericoloso è stato Milinkovic-Savic con la traversa colpita a inizio ripresa. La Lazio dopo i buoni primi 20 minuti si è persa per strada, basti pensare a Luis Alberto praticamente smarrito dopo l’avvio. Le sostituzioni oprate dal tecnico non son sembrate all’altezza. Tutto ciò non significa comunque che la vittoria sia stata comoda per la Juve, ma l’atteggiamento degli avversari è stato determinante nello sviluppo del gioco dei bianconeri.
Il modulo
Fin dall’inizio della stagione Pirlo ha fatto capire cosa avrebbe voluto, e la sua idea di calcio fluido con il modulo ibrido. La Juve infatti adotta un 4-4-2 abbastanza classico in fase di non possesso, ma quando imposta si mette 3-4-1-2, con il movimento ormai divenuto noto di uno dei terzini (solitamente Cuadrado) che in fase di possesso sale sulla linea mediana, mentre l’altro (solitamente Danilo) stringe la posizione componendo una linea di tre centrali. Contro la Lazio invece, la Juve ha costruito restando a 4 dietro. E a 2 in mezzo con Danilo e Rabiot.
Osserviamo i furi-ruolo: Cuadrado e Bernardeschi sono due che per la maggior parte della carriera hanno ricoperto ruoli offensivi, Alex Sandro al contrario ha sempre fatto solo il terzino, di Danilo diremo meglio tra poco. Forse tutto questo è stata la causa dei primi 20 minuti di completa confusione, ma in realtà è avvenuto tante volte a dispetto della formazione, quindi su questo dato non c’è certezza. Complice l’atteggiamento degli avversari, i questo modo è stato facile per la Juventus trovare le giuste posizioni e distanze in campo e anche infilare gli spazi lasciati dalla Lazio.

Danilo, il mediano
Lette le formazioni si pensava che Ramsey fosse stato il prescelto per il posto di Bentancur, con Bernardeschi esterno a sinistra, invece no. Ramsey è rimasto al suo posto, e il centrocampista lo ha fatto Danilo. Bernardeschi è scivolato indietro nella posizione di terzino sinistro e Alex Sandro difensore centrale puro. Significa ben tre giocatori fuori ruolo, non poco. Eppure ha funzionato. Danilo ha svolto alla perfezione il lavoro di mediano in fase di rottura: 8 intercetti di cui 5 nella metà campo della Lazio e 5 contrasti vinti su 6. Dopo i primi 20 minuti di smarrimento in cui forse ha avuto bisogno di prendere le misure (anche se era tutta la squadra ad essere smarrita), Danilo ha svolto egregie coperture preventive tra i due centrali, fermando più di una volta Immobile e Correa.
L’altro aspetto interessante della sua prestazione è relativo all’altra fase, quella di costruzione, dove ha fatto vedere personalità e tecnica. In realtà è fin dall’inizio della stagione che Danilo ha compiti da playmaker, perché la Juve ha sempre difficoltà ad uscire dal basso. In questo Danilo è stato prezioso nel ruolo di terzo centrale, prendendosi non poche responsabilità. Ma nella gara contro i biancocelesti è stato capace di mettere a frutto queste abilità in una zona del campo ben più nevralgica. Intendiamoci subito, non ha fatto nulla di eccezionale, però con 88 tocchi e 62 passaggi con un 88% di riuscita si è comportato più che bene, e ha ben alternato possesso e verticalizzazioni come dicono i 6 lanci riusciti su 7.
C’è da dire che Danilo è stato aiutato dagli avversari, che dopo il gol hanno pensato di difendere e ripartire, cosa che gli riesce solitamente benissimo. Ma in questo modo non hanno mai infastidito la costruzione della Juve, nonostante non sia uno dei suoi punti di forza. Il risultato è che Danilo non si è mai trovato sotto pressione o a ricevere il pallone spalle alla porta. Il brasiliano ha comunque mostrato sicurezza anche in giocate più da centrocampista, come orientare il corpo prima del controllo per preparare il successivo passaggio. È probabile che non rivedremo questa soluzione, ma è importante sapere che all’occorrenza Danilo può ricoprire quella posizione.
L’assenza di Cristiano e il ruolo di Chiesa
Non sappiamo quanto l’assenza di Ronaldo abbia influito su alcune dinamiche di gioco. Ha influito, ma la misura è difficile da quantificare nell’ottica di interpretare la buona prestazione. Certo è che la presenza in campo del portoghese richiede un altro tipo di lavoro ai compagni, sia in possesso che in non-possesso. Ma la vera arma in più si è rivelata essere Federico Chiesa. Il ragazzo ha impressionato molto nel corso di questa stagione per la rapidità del suo adattamento alla Juventus e alla sua dimensione molto diversa dalla Fiorentina. Ma non solo.
Ha anche bruciato le tappe, oltre che l’erba in campo, dimostrando di non aver bisogno di alcun periodo di ambientamento. Ogni singola volta che Chiesa riceve il pallone, è chiaro che vorrebbe spaccare il mondo in due. La cosa può avere anche qualche controindicazione, ma non è stato così contro la Lazio. Il suo gioco necessita di grande intensità, più tocca palloni più cresce la sua fiducia e di conseguenza le probabilità che diventi decisivo con l’andare dei minuti. I numeri dicono 5 dribbling e 4 contrasti vinti su 4. Nessuno alla Juve sembra capace di metterci la stessa caparbietà e insieme intensità.
A quota 11 gol stagionali, 6 in serie A e 5 nelle coppe, ha anche raggiunto quota 7 assist stagionali, secondo solo a Morata. Aldilà dei numeri che comunque parlano chiaro, è il suo atteggiamento in campo a fare sempre la differenza. L’azione del tiro parato da Reina, al termine di una evoluzione in cui punta da solo 4 o 5 difensori avversari con annessa ruleta, è esemplificativa dei suoi pregi e difetti. Difatti ha fatto tutto senza alzare la testa una sola volta. Ad ogni modo il suo contributo è stato fondamentale per saltare l’uomo e bucare le difese avversarie in tutta la stagione, mentre la gara contro i biancocelesti mostra anche una maggiore maturità nel saper scegliere come dosare le forze e concentrarsi sulle azioni più promettenti.
In definitiva si può dire che l’esordiente Pirlo mostra di avere delle buone idee e delle soluzioni creative ed efficaci anche in emergenza, non un dato secondario.
