Dunque, mentre sulla testa del povero Andrea Agnelli continuano a cadere carrettate di letame sotto forma di minacce e di biasimo generalizzato, la Juve di Pirlo si esclude da sola dalla Champions League, forse per facilitare il lavoro alla Uefa.
Intanto in questi giorni mesti, senza troppa voglia di parlare di mercato né di tattica né, a dirla tutta, di guardare le partite, mi sono tornati in mente alcuni fatterelli apparentemente molto lontani dalla stretta attualità. Provo a metterli in fila qui – e sicuramente pecco di omissione:
- Novembre 2011: viene rinviata per maltempo la partita tra Napoli (reduce dalla gara di coppa) e Juventus. In realtà il giorno della partita splende il sole.
- Agosto 2012: persa per 4-2 la Supercoppa italiana (giocata a Pechino per vicinanza all’ultimo grande partito comunista, ovviamente: non per sete di denaro), il Napoli non si presenta alla premiazione. Ripeto: non si presenta alla premiazione. De Laurentiis si proclama “vincitore morale” della coppa.
- Gennaio 2013: ”Le dichiarazioni di Marchisio a Style rappresentano una grave offesa al Napoli e al calcio italiano. Ci sorprende che arrivino da un calciatore della sua statura che gioca in una squadra così prestigiosa. Auspichiamo che si tratti di un fraintendimento e ci aspettiamo chiarimenti dal giocatore e dalla Juventus”. Grave offesa, ci aspettiamo chiarimenti. Nota del Calcio Napoli alle terribili dichiarazioni di Marchisio.
- Ottobre 2016: De Laurentiis, con ancora in tasca i 90 milioni pagatigli dalla Juventus, dichiara alla stampa che la Juventus ha fatto “una cosa inelegante” pagando quella somma, prevista dalla clausola rescissoria da lui stesso stabilita. Qualche mese più tardi il sindaco di Napoli, De Magistris, parlerà di Higuain come di un traditore che deve essere accolto a fischi e pernacchie.
- Marzo 2017: l’onorevole Taglialatela, membro della commissione antimafia, compare sui media in una foto che lo ritrae con la sciarpa “Juve merda”. Intervistato alla radio, rivendica la cosa e ribadisce: “Sono un ultrà del Napoli, canto Juve merda e la Juve paga gli arbitri! La Juve riceve favori e ha già falsato i campionati“.
- Aprile 2017: il procuratore Pecoraro prima accusa Agnelli di parlare con la ndrangheta, poi ammette di avergli attribuito un’intercettazione inesistente. Di fatto Pecoraro ha mentito sia ai giornali sia in sede istituzionale nell’ambito dell’inchiesta sul fenomeno del bagarinaggio. Nessun provvedimento nei suoi confronti.
- Maggio 2017: in diretta televisiva, una voce si inserisce nel collegamento Rai e insulta Benatia, intervistato in quel momento, con epiteti razzisti. La prima reazione dello studio è una risatina tanto istintiva quanto imbarazzata. Il fatto, pur gravissimo, rimane senza alcuna conseguenza.
- Maggio 2018: Aurelio De Laurentiis quantifica in otto i punti che gli sono stati scippati dagli arbitri in campionato, campionato che altrimenti avrebbe vinto. Il procuratore Pecoraro (sempre lui) non ha alcun rilievo da fare a queste esternazioni pubbliche. Al contrario, stigmatizza come poco etico il tono famigliare con cui Allegri, in un’occasione, chiama “Taglia” l’arbitro Tagliavento.
- Ottobre 2019: un rigore non concesso al Napoli contro l’Atalanta (“aggravato” da un rigore – fiscale ma sacrosanto – concesso alla Juve contro il Genoa) dà origine a un’interrogazione parlamentare, rigorosamente bipartisan, in cui si chiede al Governo che assuma “iniziative per assicurare a milioni di appassionati di calcio la regolarità e l’imparzialità del campionato di Serie A”, Serie A in cui “il Napoli è stato palesemente frodato perdendo due punti in classifica” (testuale). Accorato l’appello dei senatori della Repubblica: “Non privateci della passione per lo sport”.
Sì, c’è quasi sempre di mezzo il Napoli, ma non è questo il punto. Si potrebbero aggiungere molte altre cose. Dal bailamme sul gol di Muntari al doppiopesismo mediatico nei confronti di Conte accusato di frode sportiva. Dai morti di Roma-Napoli e Inter-Napoli a Genny a carogna che tratta coi poliziotti. Dagli arresti per corruzione per il nuovo stadio della Roma ai misteriosissimi passaggi di proprietà del Milan. Dall’Asl di Napoli ai tamponi fai-da-te di Lotito. Eccetera. Ecco, se il presidente della mia squadra decidesse di indire una conferenza stampa per dire: è questa la Serie A che volete difendere?
Sono questi i valori sportivi di cui vi dichiarate paladini? Noi da questi miasmi, da questa palude ce ne vogliamo andare – ebbene io, lo confesso, probabilmente cederei. La partigianeria del tifoso prevarrebbe sulla diffidenza verso la Superlega. Dimenticherei persino l’imbarazzante inciampo del caso Suárez, che potrebbe tranquillamente essere aggiunto ai motivi per lasciare una Serie A cialtrona. Invece, niente. Il tifoso juventino non ha bisogno di un presidente capopopolo, vittimista e demagogico (ogni riferimento a persone realmente esistenti è puramente casuale), ma ogni tanto una parola in più per motivare e compattare la truppa potrebbe anche essere spesa, o no?
O anche solo per dare ragione alla tifoseria di certe scelte (sulla Superlega, in verità, Agnelli un tentativo l’ha fatto: peccato che l’intervista a Repubblica sia stata anche lei un autogol per modi – il direttore che intervista il padrone – e tempistiche). Sarà che la Juve è quotata in borsa e che Agnelli parla più al portafoglio degli azionisti che al cuore dei tifosi? A vederlo in tribuna sembra più tifoso lui – e appassionato tifoso – di tanti lucidi sobillatori suoi colleghi. Eppure nella lacunosa lista di (spiacevoli) episodi che ho stilato, non ne ricordo uno in cui Agnelli abbia davvero alzato la voce, in cui abbia adottato un atteggiamento antagonista verso i vittimisti di professione o abbia invocato un minimo di fact-checking nei loro confronti.
In questi giorni abbiamo visto Florentino Pérez attaccato e dileggiato come Andrea Agnelli, ma mentre Florentino si difende e contrattacca, Agnelli incassa e tace. Mi tocca ancora una volta fare ricorso all’abusatissimo termine di narrazione. In fondo il calcio non esiste senza le narrazioni che lo raccontano: se non parli mai, la storia la lasci scrivere sempre agli altri, persino se sei tu il vincitore. Figuriamoci quando sei perdente in campo e fuori e i piranha sentono l’odore del sangue.
Valentino Necco
