Fantacalcio

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Che riesca o no ad andare in Champions, la Juve è la Juve e sta già programmando la riscossa per la prossima stagione. Le idee sono chiarissime. Ecco un’anteprima degli scenari che la Juventus ha in mente.

Soluzione n.1
L’uomo delle Champions: Zinedine Zidane

La squadra che prenderà in mano Zidane avrà un’età media alta, ma sarà composta da giocatori di grande esperienza e carisma, con un curriculum vincente senza pari. A Torino lo seguiranno nientepopodimeno che Ramos e Benzema.  Il primo a parametro zero, con uno stipendio di soli quattro milioni di euro al mese. Il secondo sarà scambiato con Dybala e Marcelo, nel senso che il Madrid ha imposto che a Juve si prendesse anche il brasiliano se voleva il francese. Marcelo si giocherà il posto con Frabotta. Interessante l’idea di Zidane di fare di Danilo il suo Casemiro, in mezzo ai (graditi?) ritorni di Pogba e Pjanic. Incognita: avrà voglia Benzema di tornare a portare acqua per CR7? Come alternativa è già pronto Kevin Lasagna. Stranamente, pare che Zidane non veda Bernardeschi nell’undici titolare.

Soluzione n. 2
Odi et amo: Antonio Conte

L’incredibile è accaduto. Andrea Agnelli si è dimesso, con lui lasciano anche Nedved e Paratici. Il primo va alla Ferrari. Il secondo si dà al golf e il terzo all’ippica. Il nuovo presidente Alessandro Nasi, uomo di Elkann, riparte però proprio da dove aveva cominciato Andrea Agnelli: da Antonio Conte. Il riavvicinamento tra la Juve e il tecnico salentino è avvenuto al riparo da occhi indiscreti, in un ristorante stellato da diverse centinaia di euro, il Clos de Sens di Annecy, sulle Alpi francesi non lontano da Ginevra (non lontano da Nyon, sede dell’Uefa). Per quanto possibile, anche la rosa sarà un viaggio nel tempo: al posto di Barzagli, Conte si accontenterà di de Ligt. Sicuramente in attacco ci sarà Lukaku accanto a Dybala. Ronaldo sarà sacrificato in nome del 3-5-2 che è ormai il marchio di fabbrica di Conte. Il risparmio sullo stipendio del portoghese sarà utilizzato per pagare lo stipendio di Conte. Ha del clamoroso l’idea di riproporre Pirlo come regista di centrocampo. L’ipotesi è affascinante ma azzardata. “Sempre meno azzardata che fargli fare l’allenatore”, avrebbe dichiarato una fonte interna alla società. Sorprendentemente, Conte non pare considerare Bernardeschi nell’undici titolare.

Soluzione n. 3
La restauración de revolución: Maurizio Sarri

Paradossi del pragmatismo sabaudo: di fronte alla necessità di un taglio dei costi, la Juve ha scelto di tornare sui propri passi e di affidarsi nuovamente a Maurizio Sarri, l’allenatore più lontano dal suo stile. Visto che il tecnico toscano è ancora a libro paga della Juventus, perché non approfittarne? Sarri, stupendo un po’ tutti, ha accettato senza porre troppe condizioni. Tranne una: avere una squadra allenabile. Quindi via Ronaldo, Dybala e tutti i cosiddetti senatori. A sorpresa resta Morata. Via Szczesny per questioni di bilancio, la porta sarà difesa da Reina che non solo conosce già Sarri, ma garantisce un minimo di continuità con una tradizione juventina: un estremo difensore di estrema destra. Niente ritorno di Pjanic, Arthur parte titolare in un centrocampo leggero ma tecnico. Lo scambio, alla pari, è tra Ansu Fati e Bernardeschi. Sommosse popolari in tutta la Catalogna. 

Soluzione n. 4
Finally, Gasperson! Giampiero Gasperini

Sarà permaloso e un po’ piagnone, ma quel che tocca diventa oro. Adesso o mai più, si sono detti alla Juve: ancora qualche anno e Gasperini, non proprio un giovanissimo, rischiava di essere in età da pensione. Svolta low cost, ma nemmeno troppo, con una squadra molto rinnovata e ringiovanita. Niente Dybala come upgrade (o downgrade?) del Papu Gomez, Gasp opterà per un 3-4-3 puro, vale a dire senza trequartisti ma con una punta (Vlahovic) e due ali. Se dovesse partire Ronaldo (non è chiaro se il tecnico sarebbe davvero rammaricato dall’eventualità), il suo posto verrebbe preso dal Messi delle steppe, il genoano Shomurodov. Una scommessa che Gasp è capace di vincere. Molto interessante la coppia di esterni Gosens-Cuadrado. Fedele alle sue idee sui centrali difensivi che gli vedono preferire dei terzini adattati a destra e a sinistra, Gasp punterà su Sandro e Danilo per affiancare de Ligt. Il nuovo tecnico avrebbe tenuto volentieri Bentancur e soprattutto Rabiot, entrambi sacrificati sull’altare del bilancio, assieme ad Arthur e a Ramsey: McKennie diventerà un jolly capace di sostituire sia i due centrali sia Cuadrado sulla fascia. Un altro jolly sarà Bernardeschi, che dovrà essere capace di sostituire Shomurodov. Al Genoa.  

Soluzione n. 5
Low profile, low cost: Matteo Paro

L’allievo dell’allievo di Gasperini, Matteo Paro (ex giovane di belle speranze partorito dalla cantera juventina, protagonista del ritorno in A e oggi vice di Ivan Juric al Verona), è la scelta dello Juventus Football Club per gestire un anno di transizione il cui scopo principale è rimettere a posto i conti. Nessuna pressione sull’allenatore per quanto riguarda i risultati: il minimo sindacale è un’onesta salvezza. Un inedito nella storia della Juve, che di fatto si prende un anno sabbatico, considerando che tra crisi economica e incertezza sulla riapertura degli stadi la scelta più razionale sia quella di risparmiare risorse per ripartire in grande stile tra un anno o due. Via almeno una decina di giocatori importanti, a cominciare da Dybala e Ronaldo. Paro, che da allenatore promette meglio che da giocatore, manterrà la difesa a tre. Si punta sul giovanissimo Drăgușin. Rugani darà quel tocco thriller a una difesa impreziosita dal colpo a sorpresa di Acerbi, ormai vecchietto ma pur sempre più affidabile di Bonucci. Il centrocampo sulla carta fa schifo, ma perché mettere limiti alla divina provvidenza? Magari accade il miracolo e l’ungherese dal nome impronunciabile (chissà perché, torna alla mente Tonino Carino da Ascoli che cerca inutilmente pronunciare “Sliskovic” in modo corretto), altra sorpresa del mercato, si rivela un fenomeno. Chiuso da Ospina, Meret ha accettato con entusiasmo di difendere la porta bianconera. C’è già un precedente di un portiere italiano acquistato dal Napoli con il cognome che finisce in consonante. In tempi di magra anche questo conta. 

Soluzione n. 6
Back in Minnesota: Massimiliano Allegri

Tanto tuonò che piovve. La tifoseria juventina, inizialmente divisa di fronte al ritorno di Allegri, si è ringalluzzita al vedere la campagna acquisti. Ovviamente, Allegri ha trattato da una posizione di forza. In realtà si è limitato a porre due condizioni. La prima riguarda Nedved e Paratici: fedele al suo carattere distaccato e canzonatorio, non ha preteso epurazioni, ma solo che fossero crocefissi in sala mensa. La seconda riguarda il mercato: fedele alla sua teoria per cui la differenza la fanno i giocatori forti, ha preteso… giocatori forti. La svolta spendacciona della Juve ha fatto molto parlare i soliti maligni. Dopo la misteriosa scomparsa di John Elkann, uscito a comprare le sigarette e mai più tornato, Andrea Agnelli ha rapidamente scalato le gerarchie in Exor ed è riuscito a imporre il disinvestimento dal capitale sociale di Louboutin, operazione che ha fatto molto rumore e causato qualche perdita per la holding, ma che ha garantito alla Juve un aumento di capitale di quasi 500 milioni di euro. Quanto alle questioni strettamente calcistiche, il grande enigma riguarda la coesione tra giocatori che giocano insieme per la prima volta, ma la qualità della rosa fa ben sperare. Da notare la fisicità del centrocampo (in panchina Locatelli, Aouar e McKennie garantiscono un ricambio di gran qualità). In linea con l’idea che il calcio è semplice (e in indiretta polemica con che gli rimprovera di aver silurato due terzini come Alves e Cancelo) ha costruito una linea difensiva in cui tutti e quattro sanno difendere. Cuadrado sarà un rincalzo di lusso per quando non si potrà proprio fare a meno di attaccare. Bernardeschi non compare né nella probabile formazione né nella probabile panchina.

Soluzione n. 7
La leggenda (metropolitana): Pep Guardiola

Paratici l’ha liquidata come leggenda metropolitana, ma era solo un diversivo per un’operazione meditata e fortemente voluta. Sarri doveva semplicemente preparare il suo arrivo e tenergli il posto in caldo per un paio d’anni. Poi le cose sono andate in modo un po’ diverso da come previsto ma alla fine il sogno di molti juventini (non tutti, forse nemmeno la maggioranza) si è avverato. La Juve ha cercato per quanto possibile di costruirgli una squadra a sua misura, pur sapendo che Guardiola ha una capacità di adattamento ai giocatori molto maggiore di tanti colleghi. El pistolero, dopo aver ripetuto l’esame di italiano recitando a memoria ampi stralci della Divina Commedia e dei Promessi Sposi, è stato tesserato come comunitario. La formazione, in piena tradizione guardioliana, pullula di centrocampisti estremamente tecnici e capaci di segnare. La scommessa di Pep è quella di trasformare de Jong (arrivato dal Barcellona a cui vanno Bentancur e Sandro) in centrale difensivo. Unico dubbio, il ritorno di De Sciglio: «Mea culpa» ha ammesso Paratici «con quel cognome mi sembrava olandese e mi piaceva una difesa che inizia per “de“». Ma la vera scommessa, di cui parla tutta Europa, è Berna in porta. Con questa mossa temeraria Pep Guardiola porta alle estreme conseguenze le sue teorie sul portiere come giocatore di movimento che deve saper giocare bene la palla con i piedi. E trova finalmente un ruolo a Bernardeschi. Quello che molti sospettano è che Berna sia meglio con le mani che con i piedi.