La finale è finita. C’è poco da dire, vincere è sempre bello, anche se è solo la Coppa Italia. La Juventus vince la sua quattordicesima e aumenta il distacco del record. La quinta nel decennio. Vince contro un’avversaria forte e battagliera fino all’ultimo respiro e in una partita difficile e dai nervi tesi. Non sarà questa a farci svoltare una stagione che resta amara, ma benché fosse la penultima uscita stagionale, l’ultima del torneo, si sono riviste una serie di cose che da tempo erano del tutto dimenticate.
Si è rivisto Chiesa, dopo l’infortunio era sembrato in forte calo, oggi determinante.
Si è rivisto il pressing alto! Roba dell’altro mondo.
Si è rivista la garra charrua, ovvero Bentancur fare una gran partita.
Si sono rivisti errori arbitrali a favore. Mica robetta.
Si è rivisto Kulusevski, gol da cineteca e assist.
Si è rivisto il pubblico, ed è stato un raggio di sole.
Si è rivista organizzazione, se ripenso a Udine è quasi un miracolo.
Si è rivisto Buffon capitano. Anche se solo per la premiazione.
Si sono riviste anche vecchie magagne, come i molti errori tecnici, il Panita in versione sfavata, si è rivisto Ronaldo ectoplasmatico, e McKennie correre a vuoto. Ma si è rivista anche la Coppa Italia, nella nostra bacheca, dopo due anni di altrettante finali in cui ce l’hanno alzata in faccia gli avversari. E si è rivista la maglia della Juventus, quella vera, dopo i molteplici esperimenti commerciali, graditi o meno che fossero. Questa è iconica e bellissima. Se non altro, qualcosa da cui ripartire la prossima stagione, c’è.
Arrivederci.
