È da un pezzo che sta passando una certa ricostruzione sull’esonero del Maestro da parte della Juventus. Pirlo è stato un calciatore amatissimo anche in modo trasversale, aldilà del tifo, e oggi quella ricostruzione vuole giustamente il buon Andrea nel ruolo di vittima e la più classica delle Juventus in quello del carnefice (che fantasia!).
I fatti ci dicono due cose: che la Juve quest’anno ha fatto pena, e che dopo l’esonero di Pirlo i suoi parenti si sono lanciati in post sui social network alquanto polemici. Anche la dichiarazione finale dello stesso Pirlo conteneva un cenno di risentimento o delusione. Cosa è accaduto davvero? Probabilmente non lo sapremo mai con chiarezza.
Quello che passa è qualcosa del genere: la Juventus ha preso un buon ragazzo imberbe appena uscito da Coverciano e con metodi che variano a seconda dei gusti (si va dal raggiro alla coercizione violenta) lo abbia costretto ad allenare la prima squadra. Non solo. Nel farlo avrebbe anche offerto delle garanzie inedite nel calcio sulla sua permanenza anche in caso di disastri colposi. Andiamo con la versione coercitiva.
Quindi abbiamo Pirlo, legato e imbavagliato su una sedia. Accanto a lui c’è Andrea Agnelli con Samuel L. Jackson e Michael Madsen coi grembiuli di cuoio. Si trovano in una buia officina, ed è facile intuirlo dalla parete attrezzata alle loro spalle. Per non essere troppo splatter, dico solo che i due figuri praticano delle azioni sul corpo del Maestro mentre Agnelli ripete instancabilmente «Allenerai la Juventus?»
Finché dopo qualche ora e diversi litri di sangue, il Maestro cede e accetta l’incarico. A fine stagione però (che è stata per altro orrenda, dettaglio trascurabile al momento), il presidente consulta Samuel e Michael e si rimangia tutte le garanzie offerte in sede di waterboarding. E lo esonera. E da lì in poi, povero Pirlo e cattiva Juventus! Il buon ragazzo e i soliti ladri, truffatori, scippatori e ‘ndranghetisti di sempre.
Posto che è solo una ricostruzione, anche se di successo, mi lancio anch’io nella mia, perché non dovrei? Senza dimenticarci che Pirlo era già l’allenatore della Juventus U23, io credo sia andata più o meno così:
Interno giorno, una camera riccamente arredata ma sobria, suona un telefono, una mano lo solleva mentre l’altra regge un calice di champagne. Una grande finestra lascia intravedere un sontuoso giardino e in secondo piano quello che sembra essere un campo da golf.
«Pronto?»
«Ciao Andrea, sono Andrea»
«Ciao pres’»
«Ascolta, siccome ho appena cacciato Sarri perché lo detestavo profondamente anche se ha vinto il nono scudetto consecutivo, adesso siamo nella merda»
«Eh»
«Eh, quindi mi chiedevo… faresti tu l’allenatore della prima squadra?»
«Sì sì no»
«Come?»
«Sì sì no»
«André, sì o no?»
«Sì sì no»
«Non ho capito. Vuoi fare tu l’allenatore della prima squadra?»
«Sì sì no, io voglio farlo, certo che lo voglio, l’ho appena detto!»
«Okay. André, sei sicuro? Te la senti? Sai com’è, se va male poi dovrò mandarti via, ma io vorrei continuare ad andare a cena con te e la tua signora»
«Sì sì no, figurati, me la sento, sono certo che andrà bene»
«In caso contrario…»
«Sì sì no, figurati, so come va, per la cena contaci comunque».
Et voilà. Cosa è andato storto dopo? Perché quella coda polemica affidata a social, mogli e ragazzini? L’idea che mi sono fatto, osservando il Pirlo mesto di questa stagione e quello euforico delle ultime uscite, inclusi i festeggiamenti per il quarto posto che hanno fatto impallidire quelli dell’Inter per lo scudetto, è che il Maestro si sia lasciato trasportare dall’illusione che tre partite buone dopo otto mesi, e il raggiungimento del quarto posto al foto-finish grazie al suicidio napoletano, lo abbiano convinto di meritare la conferma.
Nella sua intervista a margine dell’ultima gara, un Pirlo sorridente dichiara che spera e si aspetta di essere confermato. Ma se riavvolgiamo il nastro, prima di quelle tre partite decenti, Pirlo stava in bilico sul precipizio, con un piede fuori e uno dentro la panchina bianconera, e sarebbe bastato un colpo di tosse per farlo cascare dal lato sbagliato, ed era evidente che ne fosse conscio. Che fosse solo il quarto posto lo spartiacque è possibile, come no. Ripeto a nastro: siamo nel campo delle ricostruzioni.
Non abbiamo, e forse non avremo mai, la versione della Juventus, non sappiamo cosa c’era scritto nel contratto di Pirlo, o se qualcuno gli abbia detto a voce come sarebbe andata nel caso di questo o quell’obiettivo, mancato o raggiunto. Può darsi anche che il quarto posto fosse un obiettivo minimo stagionale, ma è nella piena legittimità di una società prendere le decisioni se il modo in cui quell’obiettivo è stato raggiunto non è ritenuto soddisfacente.
Lo insegna Sarri, cacciato dopo il nono scudetto consecutivo perché la Juve giocava comunque di merda e lui stava antipatico a tutto l’ambiente. Quindi obiettivo raggiunto, ma dettagli fuori posto, come potrebbe essere nel caso di Pirlo. La ridondanza con cui la versione Juve-merda viene raccontata, vuole probabilmente incasellare le tessere in uno schema precostituito e riconoscibile, coi soliti cattivi da una parte e i presunti buoni dall’altra.
A mio avviso Pirlo non meritava la riconferma, e il fatto che lui credesse di meritarla mi fa pensare ancor più che è un po’ esaltato o forse un po’ sprovveduto, o tutte e due. Ed è anche il motivo per cui ha accettato questo incarico che chiunque sapeva benissimo contenesse il rischio di bruciarlo. Era una scommessa al buio, o Pirlo funziona o Pirlo si brucia. Lo sapeva la Juventus, lo sapeva Pirlo (altrimenti parleremmo di un deficiente e non credo lo sia) e lo sapevano tutti gli altri, inclusi i tifosi.
Tecnicamente è arrivato quinto, salvo il regalo del Napoli, è uscito dalla lotta scudetto a febbraio, è uscito pure dalla Champions a febbraio contro l’avversaria più abbordabile dell’intero parterre. Ma più di ogni altra cosa, la sua Juventus non è mai nata. La squadra ha fatto pena dall’inizio alla fine, e non ha mostrato alcun progresso o miglioramento nel corso della stagione. Okay, tanti infortuni, la rosa ha lacune evidenti, ma lui ci ha messo sicuramente del suo.
Ha vinto due coppe minori, e io ne sono più che lieto perché aldilà di tutto a Pirlo voglio un gran bene e gli auguro un futuro lastricato d’oro. Ma ad oggi, non è pronto per allenare squadre di quel calibro, forse lo sarà, ma non lo è, e nulla mi toglie dalla testa che un po’ di presunzione e sovrastima sia presente in Andrea. Ho ancora ben chiare nei ricordi le interviste post tuttelegaredimmerda che abbiamo fatto, in cui scaricava sui giocatori senza assumersi responsabilità.
Io penso sinceramente che lui sia convinto di aver fatto bene ed essere bravo, forse perché tutti gli hanno fatto credere alla storia romantica del predestinato. Questo mi dà l’idea di un uomo non perfettamente presente a se stesso o ancorato alla realtà, ma è un’altra storia. Quello che mi rifiuto di accettare è la versione corrente con buoni e cattivi già definiti, quando non sappiamo nulla di concreto e abbiamo ascoltato solo una parte e nemmeno così autorevole.
Anche la mia è solo una ricostruzione, ma ad oggi non ha nulla da invidiare alle altre che circolano e rimbalzano tra social e web. E non vedo ragione alcuna per cui una debba prevalere sulle altre, se non l’adagio retorico per il quale la Juventus è inguaribilmente e invariabilmente merda. Che poi è ciò di cui i tifosi si lamentano 12 mesi all’anno scornandosi (termine usato non casualmente) coi vari Ziliani e Varriale. Però poi in altre circostanze, come questa appena descritta, ecco che cedono tutti il passo al vecchio adagio senza fare una piega.
A me dispiace davvero molto per come sia finita, ma era inevitabile, e forse non soltanto dopo la pessima annata, ma già ad agosto dell’anno scorso, quando si scelse lui facendo all-in con un due carte spaiate, 2 di picche e 9 di cuori. Finché non ne sapremo di più, per me Pirlo è stato esonerato giustamente, e sui modi in cui è stato fatto non mi pronuncio. Dopotutto la Juventus gli ha offerto un’opportunità stratosferica e che nessuno solitamente può ottenere senza esperienza, poteva andar bene o male, è andata così. E pace a tutti.