Cosa ha detto Max Allegri

Cosa ha detto Max Allegri

Horto muso. Per farla breve, nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo (vecchio) allenatore della prima squadra, quello che ha detto il caro Max è che il buon vecchio horto muso è sempre valido. Ma aldilà degli scherzi, la conferenza ci ha detto davvero poco sul futuro della squadra, a conferma che i tempi sono davvero difficili e le certezze davvero poche, se non inesistenti.

Nessun commento sul mercato (come era del resto prevedibile), nessun cenno al modulo o a questioni tattiche, o a faccende spinose come la Superlega. Solo qualche parola su alcuni giocatori chiave come Ronaldo e Dybala e poco altro. Dalle parole del mister vengono fuori i granitici totem del suo credo calcistico, e poco altro. La miglior difesa e vincere è la sola cosa che conta sono ancora i claim sovrani.

Il primo dato da ricavarne è che Max è sempre Max. Sono passati due anni ma non è cambiato nulla, e se da una parte dopo la parentesi narcolettica di Pirlo fa piacere tornare a conferenze stampa e interviste un po’ più movimentate e forse pure divertenti, dall’altro è chiaro che non dobbiamo aspettarci rivoluzioni. Quello è Allegri, quello è il suo modo di allenare e concepire il calcio. Ma il cenno alla gestione dei vecchietti e le gerarchie, tra sostituzioni e calci di punizione è stato interessante.

La speranza è semmai che il nuovo ciclo che si appresta a cominciare ricordi più il suo primo biennio che non l’ultimo. Ma è probabile che andrà così, perché Allegri dell’ultimo biennio era un allenatore logoro, molto nervoso, stressato dai continui e impietosi confronti con Sarri e belgiochisti vari, e soprattutto aveva una squadra alla frutta. Adesso, come ha ben rimarcato, è altra musica perché la squadra è fatta di tanti giovani e qualche giocatore di esperienza (qualcuno alla frutta però c’è ancora).

Una cosa interessante è la considerazione che ha espresso sulla Juventus e sul famoso Dna. C’è un intero articolo del nostro campione Valentino Necco in questo sito in cui si parla a lungo dell’argomento Dna e di come effettivamente è una cosa che non esiste se non nel gergo giornalistico. Max usa ancora la parola Dna (impropriamente), ma spiega come in effetti sia piuttosto una certa etica del lavoro che contraddistingue la Juventus.

Possiamo continuare a chiamarla Dna, ma è un’altra cosa e nulla a che vedere con moduli, atteggiamenti tattici, difese rocciose e altre congetture. Infine si toglie probabilmente qualche sassolino dalle scarpe quando tra le righe ringrazia le società che lo hanno cercato, esplicitando addirittura la gratitudine per Florentino Perez che lo voleva al Real Madrid. Come a dire non è vero che nessuno mi ha voluto in questi due anni, sono io che non ho accettato le proposte.

Un cenno sul presidente, sempre il solito freddo, distaccato, antipatico aziendalista che l’unica notizia che ci dà è la conferma che il corposo aumento di capitale da 400 milioni si farà e a brevissimo ci saranno gli annunci. Per il resto solo silenzi e ovvietà varie. Tra poco rientreranno tutti, il mercato è ancora contraddistinto da un immobilismo preoccupante ma la stagione di fatto sta iniziando e c’è poco tempo per forgiare una squadra. Quindi, buon lavoro Max. E buona fortuna.