…non ti conosco. O sì? C’è qualcosa di riconoscibile in questa Juventus d’agosto, che non è nostra moglie ma più probabilmente è la nostra amante. Amata senza dubbio. Ad agosto è presto per strapparsi i capelli e cospargerei il capo calvo di cenere, e prudenza vorrebbe l’attesa di test più probanti. La prima di campionato, o forse la seconda. La terza, e poi aspettiamo dicembre. Ma alla fine è marzo che conta, lo sanno tutti!
Eppure quel retrogusto amaro e quel lontano accenno di nausea ha colpito molti dei più attenti tifosi-amanti della bella dama bianconera alla vista di queste innocue partitelle estive. Come una cosa che ti ha traumatizzato da bambino, il sapore di una orribile medicina, o quello di una pomata per calli del nonno che hai erroneamente ingerito. E ti ha lasciato quel segno. Profondo e indelebile.
E poi quando non te lo aspetti eccolo che ritorna, basta un odore, un’aria, e senti tornare su in bocca dalle sconosciute profondità del tuo subconscio quel saporaccio, ma è solo un’idea di quel disgusto, un’ombra, un avvertimento. Te lo ricordi come è andata quando hai mangiato la pomata per calli? ti dice il cervello, e subito attiva i segnali elettrici che trasmettono l’informazione al palato e alla lingua.
È il sapore dell”ultimo biennio di Allegri, con quella difesa più bassa della depressione caspica, l’attacco asfittico e il centrocampo che pare la riunione di un condominio abitato da soli anziani e un po’ matti. È solo un avvertimento, l’idea di quel sapore, e già le gambe si fanno molli e una goccia di sudore freddo cola lungo la fronte come la lacrima di quel bambino con la pomata in bocca che ancora brucia.
Paura eh? Mentre i più cinici sbadiglieranno e si abbandoneranno a una noia spettrale sommersi di alcolici, voi veri romantici e sognatori, innamorati persi dietro alla vostra bella in bianconero, tremate. E invidiate quegli ubriaconi apatici maledicendo padri e dei per non avervi fatto come loro. È solo agosto, è c’è così tanto tempo per bestemmiare e farsi venire infarti che potreste tranquillamente godervi l’ombrellone e il tè freddo al suono dell’ultimo reggaeton.
Ma quel sapore vi dà il tormento, lo sentite salire su per esofago e spingere sull’epiglottide. Il tanfo si insinua nelle narici e quasi vi viene un conato di vomito. E quella domanda, che vi assilla, imperterrita, beffarda, stronza. Sarà come il 2018? Vi risponderete da soli provando a farvi coraggio con frasi tipo “No dai, la squadra adesso è zeppa di giovani” o “sono passati due anni, sarà cambiato“.
Poi però leggete che sta tornando pure Pjanic e urlate: porca troia siamo fottuti!. Sì, lo siete. Ma lo saprete solo tra poco e nel frattempo non vi resta che crogiolarvi in questa struggente attesa. Dopotutto, l’attesa del dramma non è essa stessa il dramma? Okay forse non era proprio così quella frase, ma pensateci su e vedrete che funziona comunque. Forse è solo la nostalgia del circo, con le sue luci scintillanti, i nani e le ballerine. Tornerà, statene certi.
