Endgame Malmö-Juventus 0-3

Endgame Malmö-Juventus 0-3

Dunque si va a Malmö, anticamente detta Malmhaug, che significa “mucchio di ghiaia”. Lo so, non c’entra niente, ma da qualche parte bisogna pur cominciare. Vale anche per la Juve: da qualche parte dovrà pur cominciare a giocare. E a vincere. Ci prova a Malmahug con un 442 scolastico, esterni Rabiot e Cuadrado, asimmetrico in fase di possesso con Alex Sandro più alto di Danilo, l’altro terzino.

La vera asimmetria però è quella di Dybala: galleggia molto lontano dall’area, per lo più a pestare il gesso della linea laterale, più esterno e più arretrato di Cuadrado. Un primo tempo anonimo quello della gioia argentina. Un primo tempo incoraggiante benché non entusiasmante quello della Juve nel suo complesso. Inizia soffrendo un po’ il pressing alto degli avversari.

Spesso lo scarico è su un Morata spalle alla porta che, marcatissimo, fatica a tener palla. A metà campo Rabiot inizia trotterellando ma un po’ alla volta entra nel vivo del gioco. Buono l’atteggiamento di Locatelli, che difende e si propone. Alla fine la rete arriva come ci si potrebbe aspettare contro una squadra che difende a tre: apertura larga a destra su Cuadrado, cross sul laterale opposto che si inserisce da sinistra.

Ne esce un gran bel gol di Alex Sandro ma la cosa veramente bella è che per la prima volta la Juve – sarà un caso? – riempie l’area avversaria con quattro giocatori. Tra i quattro non c’è Dybala, che si mangia un gol l’unica volta che transita nei pressi della porta avversaria. Ma poi arriva un po’ di gloria anche per lui, con un rigore generoso (eh, in Europa certi rigori non ve li danno, vero?) concesso per fallo su Morata.

Meno di tre minuti, ed è tre a zero: lancio lunghissimo di Szczesny, Rabiot la butta in mezzo, i difensori svedesi si abbattono a vicenda e il regalo per il gollonzo di Morata è servito.Il secondo tempo è senza storia. Il Malmö tenta una timida reazione, ma il vantaggio rende tutti più fiduciosi e meno legnosi. Si intravede qualche trama pregevole, qualche ripartenza ben orchestrata, si alza un po’ il baricentro di Dybala, sale anche Danilo.

Poi la proverbiale girandola di cambi come nelle amichevoli, un McKennie senza lode sostituisce un Bentancur senza infamia, Kulusevski si sbatte a destra, Kean rischia di segnare il 4-0 almeno un paio di volte. Buoni interventi di Szczesny, fa notizia dopo millanta partite la porta inviolata. Alla fine è il 64% di possesso palla e tiri in porta in doppia cifra, ma con una squadra che non vale l’Empoli. Ah, Ronaldo ha segnato, ma ha perso. O ha perso, ma ha segnato. Lo so, non c’entra niente, ma in qualche modo bisogna pur finire.