La stagione dei rimpianti 

La stagione dei rimpianti 

Nel campionato più incerto degli ultimi venti, quello senza padrone, dove nessuno ha preso il largo, c’è una carogna con la maglia bianconera che mi sale ogni giorno sulla schiena. È quel “what if” che accompagna quasi ogni turno. Cosa sarebbe stato se.

Se la Juve avesse fatto un campionato appena decente, appena a ridosso dei primi, se avesse perso meno punti con le piccole, se avesse vinto almeno uno o due scontri diretti, se si fosse fatto male qualche giocatore in meno, se la questione Ronaldo si fosse risolta prima, se Szczesny non avesse regalato il pareggio all’Udinese.

Chissà. Sull’altro piatto della bilancia ci sono altri what if (se Szczesny non ci avesse salvato alcune volte, se le due partite con la Roma, quella di campionato con la Fiorentina ecc) ma nella mia testa continuano a fare molto più rumore i primi.

Perché la vetta è là, a 1 cm oltre la portata di mano. La vedi ma sai che non la puoi raggiungere. Nel frattempo le altre a turno continuano a perdere punti, e chissà se.

Da Cagliari si torna con la dolorosa convinzione che un altro calcio era possibile, era nelle gambe di questi giocatori, anche quei pochi rimasti in piedi. Non un calcio all’arrembaggio, tutti avanti e nessuno a difendere, ma un calcio un po’ più propositivo, più intenso, meno di calcolo e gestione e più di comando e aggressione. Senza cadere nel tranello di chi pensa che il risultato non abbia genitori, che non sia diretta conseguenza del COME si gioca. Perché puoi vincere giocando al minimo e speculando sugli episodi qualche partita, non certo i campionati.

Perché sarebbe bastato poco per essere in lotta. Non per vincere, ma almeno per giocarsela. Sono mesi che ormai vanno avanti gli inevitabili processi, chi ha più colpe, chi meno, chi merita di restare e chi di rimanere. Le responsabilità ovviamente vanno divise e non si può buttare la croce sopra a uno solo, ma è chiaro che un altro anno così non potrà essere accettato alla stessa maniera, per questo è importante che tutti in società, dal primo all’ultimo remino dalla stessa parte.

Creando una squadra adatta ai desideri di Allegri, in grado di percorrere al meglio quella che per lui è la strada migliore per arrivare alla vittoria. Poi si faranno i conti, su dirigenti, allenatore e giocatori (e in parte già se ne sono fatti con le recenti scelte). Perché se alla Juve conta solo vincere, non averci nemmeno provato è inescusabile. Specialmente in un anno come questo.