È stato un bel ritorno alla realtà, oltre che prevedibile, dopo le illusorie vittorie con Bologna e Maccabi. Inutile ripetere sempre le stesse identiche cose, ormai le conosciamo a memoria e potremmo recitarle bendati e saltellando. Inutile accanirsi contro Allegri, lo sappiamo tutti cosa è. Inutile puntare il dito contro qualche singolo, il contesto intero è un disastro grave, e quando è così che vanno le cose, prendersela con un giocatore, qualsiasi giocatore, non ha alcun senso.
Tutto inutile insomma, ma una cosa voglio concedermela, e in una serata come questa penso di averne il sacrosanto diritto.
Voglio rimarcare una volta di più le gravi responsabilità della società. Che ha firmato quel contratto a Max, e che ora se lo tiene fino all’ultimo secondo. Una società che sembra essere completamente assente e scollegata dalla realtà. Ho paura che siamo all’anno zero, ma per risorgere dobbiamo prima capire di essere effettivamente morti. È il primo passo, come quando agli alcolisti anonimi devi pronunciare la famosa frase: sono Glue, ho 129 anni e sono un alcolista.
Senza la presa di coscienza, non si va da nessuna parte. E dopo saranno lunghi anni di sofferenze sportive, cari amici bianconeri, perché non è più solo il problema Allegri, mi convinco sempre di più che lui sia solo la punta dell’iceberg. Ci ritroviamo con una Juve dal bilancio più rosso del sangue, senza soldi e senza grandi margini di manovra, dopo ben tre ricapitalizzazioni, e che deve più di qualche spiegazione ai suoi azionisti.
Con un organigramma societario in palese confusione, tra conclamate inadeguatezze ai ruoli che si ricoprono e un vertice dismesso che non conta più niente. Che non parla più, e quando lo fa sembra venire dalle lune di Saturno. Ci serve un presidente, dato che non lo abbiamo più da un po’, e una classe dirigente nuova di zecca, che sappia quello che fa. Una società da rifondare.
Poi lavorare duro qualche anno per ricostruire, con estrema cura, attenzione, oculatezza e lungimiranza. Allora, forse, torneremo a parlare di Juventus. Se invece lasciamo tutto com’è, magari prendiamo un altro dirigente da affiancare all’attuale plotone di fenomeni, confermiamo il nostro Re Travicello alla presidenza, ed esoneriamo Allegri [ammesso che ci sia il modo di farlo] per far tornare Antonio Conte, non usciremo mai da questo loop.
Senza quei passaggi, l’area sportiva non andrà da nessuna parte.
Nasconderemmo la polvere sotto il tappeto un’altra volta, magari lustrandoci la maglia, gridando come ebeti, ebbri di juventinità, e magari torneremmo a vincere un altro scudettino. Tutto così, per un paio d’anni, con il capitano in panchina, il tempo che si faccia venire le smanie per andare poi via tra le polemiche, lasciando solo macerie dietro si sé, avendo però gonfiato ancora un poco l’ego.
Oltre il conto in banca. Se devo scommettere il mio penny, lo butto sull’ennesima scelta circostanziata, e quindi sbagliata. Sulla toppa che finisce per essere peggio del buco. Quello slancio necessario a ricostruire per davvero questa squadra, non è qualcosa che si intravede all’orizzonte. Sembra l’editoriale di fine anno di un anno da dimenticare, invece è solo ottobre. Com’era? Ah sì, Live Ahead.
