Poche ore alla partita più importante della stagione, prima della partita più importante prima dei mondiali, prima della partita fine-ti-monto.
L’importanza del match contro i parigini si misura su diversi piani: a parte quella di non prendere una quaterna, c’è quella del risultato in vista del prosieguo europeo.
Sempre che dell’Europa League interessi a qualcuno (a livello staff tecnico, prima che alla dirigenza). Perché personalmente da tifoso non so cosa aspettarmi, ma neanche cosa sperare: certo, è una coppa europea e vincerla non farebbe schifo (ci guadagni due spicci, ma ti qualifica da testa di serie alla CL e ti regala un’altra finale da giocare, ma soprattutto rappresenterebbe una vittoria in campo europeo che poi alla fine dovrebbe essere il motivo principale per giocarsi un torneo, non i soldi o il resto), ma il rischio è andare a sommare partite infrasettimanali (fino a 9, finale compresa, due più della CL) sulle gambe di gente che solo a guardarla di sbieco si rompe, con tutti i dubbi del post mondiale e quasi due terzi di un campionato da tentare di lottare per provare a cercare di recuperare in qualche modo.
Senza contare che dopo aver preso schiaffoni pure dal Maccabi Haifa il dubbio che si possa fare un gran cammino è fondato.
Dopo aver sapientemente prosciugato le conferenze dagli aspetti tecnici, visto che nessuno ci tiene ad essere insultato, Acciuga si presenta in sala stampa con le certezze del maestro di vita pronto a filosofeggiare e regalare qualche perla esistenziale, più o meno come fa abitualmente ai margini del gabbione estivo.
Per sedare sul nascere qualche rimasuglio di interesse e stroncare le domande su Fagioli dopo quelle su Iling Jr., ha tenuto a ricordare che i giovani giocano solo perché ci sono dei posti vuoti e che quando questi torneranno a riempirsi, anche loro torneranno a fare i giovani (ovvero la muffa?). Questo dopo aver detto pochi giorni fa che se un giovane era in prima squadra lo era perché forte, non per caso o per numero. Ma ormai è come sparare sulla croce rossa.
Fatto sta che stasera di pischelli ne dovrebbero giocare diversi, visti i nuovi aggregati alla lista infortunati, l’unica senza limiti e tendente all’infinito, con Kean freschissimo di fasciatura.
Il comunicato parla di infiammazione ad una cicatrice di una vecchia lesione al retto femorale. È complicato capire come si possa infiammare una cicatrice quando non si fa certo un lavoro di potenziamento nell’attuale fase che consiste in un paio di allenamenti scarsi tra un defaticamento post partita e una rifinitura. Possiamo pensare che sia l’esito per lo sforzo di quelle due o tre partite giocate consecutivamente? O che non svolga un lavoro adeguato al suo stato atletico e/o biomeccanico? In sostanza stiamo dicendo che un 22enne non è in grado di giocare qualche partita pena la recidiva di un infortunio? Ah sì, giusto! Forse abbiamo sbagliato qualcosa.
Nel PSG unica assenza di peso quella di Neymar, il cui posto dovrebbe essere preso da Soler a fungere da trequartista dietro M&M’s. Tra l’altro, per tornare un attimo sull’argomento infortuni e giocare un po’ con un confronto misero e alquanto sterile, i parigini da inizio stagione hanno sommato sei partite saltate per problemi muscolari (5 Kimpembé, una Messi), noi siamo a 24 (ventiquattro, sì. Inutile fare la lista, tanto li conosciamo tutti).
Galtier in questo ultimo periodo sta effettuando la transizione dalla difesa a tre ad una linea a quattro, facendo slittare Bernat da esterno di centrocampo a terzino sinistro e continuando a preferire quando possibile per Nuño Mendes una posizione più avanzata (purché non vada ad infastidire Mbappé), in attesa che il portoghese diventi il titolare a pieno titolo, e potendo contare su Hachimi e Mukiele a destra a completare il duo dei centrali, con Ramos e Kimpembé a giocarsi la maglia per affiancare Marquinhos.
A centrocampo Verratti e Vitinha aspettano invece di capire chi sarà a completare il reparto, con l’ex bellerrimo Fabian Ruiz ancora in ritardo sugli automatismi e Soler che scalpita per una definitiva maglia da titolare.
Davanti, ovviamente, il circo.
Juventus in campo con:
Szczęsny; Gatti, Bonucci, Sandro; Cuadrado, Locatelli, Fagioli, Rabiot, Kostić; Miretti, Milik.
PSG all’arrembaggio con:
Donnarumma; Hakimi, Ramos, Marquinhos, Mendes; Vitinha, Verratti, Fabian Ruiz; Soler; Messi, Mbappé.
Dirige l’arbitro Carlos del Cerro Grande, che i più attenti ricorderanno come quello che non fischiò un rigore solare su CR7 nel finale di Porto-Juve, mentre i più cavillosi non dimenticheranno anche una mezza trattenuta in area, mi pare fosse su Bentancur, nell’altro precedente arbitrato, Ajax-Juventus 1-1.
