Una Juventus volenterosa ha messo in campo quelle cose basilari che solo a noi appaiono straordinarie, come intensità, voglia e coraggio, ma ha comunque perso contro il Dream Team del calcio, il Psg. Mi ha fatto quasi tenerezza, ma non è sbagliato dire che è stata forse la migliore prestazione da 15 mesi, ovvero dal secondo avvento di sua santità Allegri.
Non c’è molto da dire oltre a rimarcare le conferme delle buone/ottime prestazioni dei giovanissimi, che si trovavano lì solo perché un’ecatombe ha messo fuori 13 giocatori di movimento, quasi tutti titolari nella mente del Mister. E così abbiamo potuto capire che Fagioli non sembra poi tanto peggio di Paredes, e così via. Un’altra nota felice, quasi commuovente, è il ritorno in campo di Chiesa.
Dopo due ere geologiche è stato emozionante rivederlo giocare, ed è stato incoraggiante anche vedergli tentare/fare quelli che sono i suoi movimenti e le sue giocate tipiche. Ci sarà tempo per capire di più ma quel giocatore a questa Juve serve più dell’aria. C’è infine il dato complessivo, l’ennesima sculata che ci porta in Europa League al termine di un cammino da horror.
Cinque sconfitte su sei partite, e un regalo del Benfica. Unica vittoria contro una squadra semi dilettantistica, unica prestazione sufficiente quella di ieri, per il resto questo girone è stato un incubo sotto ayahuasca. Resta da vedere se quello di ieri sera è stato il solito fuoco di paglia o l’inizio di una nuova era. Io un’idea ce l’avrei, non so voi.
Dalle parole di Max, che è riuscito a dire nel post-partita che non dobbiamo diventare quelli che giocano bene e perdono, e che contro l’Inter è tutta un’alta storia perché il Psg ti lascia giocare, sembra proprio che si tornerà al consueto orribile nulla già dalla prossima. Qualche ottimista dice che con Fagioli, Miretti, Illing Jr, Yldiz, Rovella, De Winter più Chiesa, Bremer, Danilo, Vlahovic e qualche altro, il materiale per ricostruire c’è. E forse ha pure ragione.
Ma a patto di avere alla guida un profilo adatto.
Arrivederci.
