La penultima partita più importante di questa metà stagione fino a domenica prossima ci vede transumare stasera (iniziamo a farci l’abitudine con le trasferte di giovedì) fino alle porte della fatal Verona. E se l’aggettivo era legato alle passate sorti milaniste nella città scaligera, pensando alle ultime stagioni è palese che anche per la Juve la pozione di Giulietta è risultata parecchio indigesta arrivando a volte a tramutarsi nel veleno di Romeo.
L’anno scorso la sconfitta maturata al Bentegodi seguiva quella tra le mura amiche con il Sassuolo e di fatto metteva fine ad ogni sogno di gloria dopo già la partenza ad handicap di inizio stagione, mentre nell’anno di Sarri la sconfitta aveva avvicinato la Lazio di Inzaghi ad un solo punto, poco prima del lockdown. Ma anche i due pareggi della gestione Pirlo avevano avuto un riflesso negativo sulla classifica, soprattutto al ritorno quando ci staccammo di 10 punti dalla prima anche se con il match napolista ancora da recuperare (e sappiamo come sia andata poi).
Strane (e preoccupanti?) similitudini con la situazione attuale, che vede l’allegra brigata di Maccs settima ma che con una vittoria potrebbe finire terza a due punti dal secondo posto. Cosa potrebbe mai andare storto?
In conferenza nessuna sorpresa: partita difficile, partita sporca, partita da mettersi al loro livello, partita da vincere se non vogliamo buttare quanto di buono fatto ecc., la solita carrellata di banalità.
Penso risponderebbe che è una partita sporca anche se gli chiedessero se preferisce il mare o la montagna. A parte il gabbione.
La Juve ci arriva dopo la smagliante prova del derby d’Italia, quando ha messo in campo una dose di culo come non se ne vedeva da tempo, favorita anche da un atteggiamento dell’avversario che non penso ritroveremo stasera.
Tra i non convocati spiccano Vlahović e Chiesa, con preoccupazioni differenti legate all’aspetto fisico. La pubalgia lamentata dal serbo potrebbe anche aver subito un riflesso dal mondiale alle porte (magari la voglia di rischiare proprio contro il Verona un po’ scema), mentre per l’ex viola ovviamente qualsiasi raffreddore ci pone in ansia. Da un certo punto di vista è normale avere problemi al rientro da un intervento del genere, infiammazioni articolari, gonfiori, affaticamenti muscolari, ecc. Ma la preoccupazione c’è, è ovvio, ed è anche in funzione del lungo periodo di assenza ben oltre i classici sei mesi che rappresentavano la tempistica media per un crociato (ma comunque in linea con un altro tipo di intervento chirurgico, se però è effettivamente quello su cui è ricaduta la scelta).
Il Verona invece scenderà in campo dopo otto sconfitte consecutive e un tecnico quasi nuovo e con la deroga in scadenza, con 17 gol subiti a fronte di solo 5 segnati. La legge dei grandi numeri dovrebbe farci stare tranquilli, ma il Signor Tranquillo (Allevi, come l’autore – a-ehm – dell’inno della Serie A) sappiamo che fine ha fatto (e chissà quanto casualmente, la stessa di Romeo! Iniziano ad essere troppe, ‘ste coincidenze).
Anche loro lamentano qualche assenza, Hrustić, Piccoli, ma soprattutto quella di uno dei giocatori più importanti nel recente passato juventino: Faraoni.
Bocchetti, che ha preso il posto di Cioffi ad inizio ottobre (4 sconfitte delle 8 di cui dicevamo) non ha cambiato moltissimo, continuando nel solco del 3421/352 anche per una rosa che ha registrato qualche defezione importante rispetto al recente passato con Jurić e Tudor alla guida.
Per la Juve potrebbero scendere in campo (lo famo strano perché secondo me oggi è allegrata!):
Perin; Gatti, Bonucci, Rugani; Cuadrado, Locatelli, Fagioli, Rabiot, Kostić; Di Maria, Milik.
Il Verona invece dovrebbe giocare con:
Montipò; Hien, Gunter, Ceccherini; Depaoli, Tameze, Veloso, Doig; Verdi, Kallon; Henry.
