Anteprima Juventus-Atalanta (-12)

Anteprima Juventus-Atalanta (-12)

Dopo un’assenza durata più di dieci anni, torna, a grande richiesta delle procure riunite, il campionato più bello ed onesto del mondo, dove chiunque, finalmente, potrà vincere per merito (o perché terzo) e non più arrivare secondo per dolo.
Un suggerimento per l’amico Crazy for Juve: non leggere, salta al prossimo paragrafo. Anzi, vai direttamente alle formazioni.
Avviata la fase di ripulitura dello smoking con lo sgrosso dell’eliminazione della mela marcia dalle zone alte della classifica, e prima delle rifiniture che andranno dalla spolverata all’albo d’oro della Serie A con la cancellazione sicura di un titolo e la sottrazione a mano armata di un numero imprecisato di altri scudetti relativi a stagioni non sotto la lente degli investigatori (le tradizioni vanno rispettate) per arrivare alla completa eradicazione della muffa (bianco)nera con un bel cappottino termico di classe B, parte stasera con la prima data nel palazzetto di casa il nostro tour di addio alla massima serie, che ci porterà a visitare non meno di 9 città accompagnati dall’immancabile coro di saluto rivisto e corretto con la nuova strofa mancorubbbarenonsapetemancorubbbare.

A salutarci fino a data da destinarsi questa sera tocca alla cavadenti Atalanta, che in vista del match ha rifatto la testata ed è tornata a viaggiare a otto cilindri: quale miglior modo per allungare la striscia dei cinque fischioni?
Sarà una partita a suo modo importante, perché potrebbe dare la misura (anche se per una valutazione più adeguata ci vorrà un po’ di tempo) di come la squadra abbia eventualmente assorbito il primo schiaffone (di una probabilissima lunga sculacciata) della giustizia.
Inutile girarci attorno, la situazione al momento non è per niente rosea e se molti di noi tifosi (non mancano però anche qui le eccezioni) saremmo pronti anche al lancio della stampella per difendere il suol patrio, altrettanto non si può sperare da diversi professionisti che se già prima erano considerati di passaggio oggi potrebbero essere già mentalmente alle prese con il catalogo delle offerte di giugno. Complicato in questa situazione immaginare gente con la voglia di infiammarsi il pube, rischiarsi un crociato o stirarsi il solito flessore quando la prospettiva futura, allo stato attuale, è quella di un importante ridimensionamento. Possiamo sperare che l’ispirato discorso di venerdì della nuova dirigenza tutta abbia innescato una potente scarica di adrenalina e un feroce senso di rivalsa nei giocatori, ma temo più la definitiva caduta nel coma farmacologico.

È ancora lunga la lista degli assenti, sempre più nei panni di Achille, con la data del ritorno che si allunga come la tartaruga di una partita alla volta (unica eccezione quella di De Sciglio, che la tartaruga non la vede più manco col binocolo), ma dal gruppo parrebbe essere finalmente riemerso Cuadrado dopo oltre 40 giorni di lettiga, mitigati per puro caso dalla pausa mondiali che lo ha tenuto lontano dai campi solo per 4 partite. Non si iscrive per ora alla lista dei lungodegenti il fenomeno Rabiot, che ancora una volta ha sconfessato l’operato del Dream Team Folletti, ormai alla disperata ricerca di una soluzione per appiedare definitivamente il percheron franzoso che non sia la gambizzazione per mano della cricca di Ihattaren (che ricordiamo essere ancora al soldo della società).

In casa nerazzurra mancheranno invece Koopmeiners squalificato e Zappacosta e Zapata infortunati, anche se la lista di chi potrebbe farci gol assomiglia a quella dei nostri ospedalizzati, ogni giorno se ne aggiunge qualcuno che in un paio di partite segna come il nostro intero reparto offensivo. Dopo il quasi sconosciuto Lookman (11 gol in stagione) nelle ultime partite si è fatto vivo il pischelletto Højlund (già 5 gol e 2 assist in poco più di 600’ giocati con la maglia della Dea).

Squadra in campo con:
Szczęsny; Danilo, Bremer, Sandro; McKennie, Fagioli, Locatelli, Rabiot, Kostic; Di Maria, Milik.
Risponde Gasperson con il 3412 d’ordinanza:
Musso; Toloi, Palomino, Scalvini; Hateboer, De Roon, Ederson, Maehle; Pasalic; Lookman, Hojlund.

Rubrica Extra! Che faccio se ho disdetto?
Per chi dopo aver sfanculato per rappresaglia DAZN o Sky è invece in cerca di alternative, si segnala su Canale5 Thor: Ragnarok, ma solo perché è il primo lungometraggio del MCU (che ha bellamente rotto i cojoni e damo’) diretto dal neozelandese Taika Waititi, assurto agli onori della cronaca anni fa con il divertentissimo mockumentary What We Do in the Shadows (dal quale è stata tratta una altrettanto godibile serie tv sempre a firma sua e del suo sodale Jemaine Clement – forse la prima stagione un po’ debole ma solo perché replica i meccanismi del film per il pubblico che non l’avesse visto) dopo l’esordio con Eagle Vs. Shark e soprattutto l’intimo Boy, nei quali già dava un saggio della sua capacità di farti ridere in maniera poco convenzionale (arriverai in seguito a provare affetto e comprensione per il suo Hitler) senza dimenticare però di inserire qua e là ai bordi remoti e quasi nascosti del fotogramma improvvise coltellate tra le scapole (il dettaglio delle scarpe di Scarlett Johansson in Jojo Rabbit o il malore di Rima Te Wiata in Hunt for the Wilderpeople).
Altrimenti su Iris c’è Blood Diamond, un vecchio film con una delle prime interpretazioni di Di Caprio svincolato dalla maschera di belloccio (attore fortemente sottovalutato che paga probabilmente l’essere stato buttato fuori dalla porta su cui galleggiava Kate Winslet), niente de che ma può valere una mezza serata di torpore interrotto dalle scene con Jennifer Connelly in attesa di aggiornare il televideo.
Chiudiamo l’offerta del palinsesto serale con la visione su RaiMovie dell’ottimo Im Labyrinth des Schweigens, ad opera dell’italianissimo praticamente tedesco Giulio Ricciarelli, thriller ambientato in una Germania post WWII alle prese con il rifiuto del nazismo e la scoperta che certi criminali fanno parte della specchiata società.
Curiosità: fu uno dei primi film distribuiti in Italia da Good Films (che ha un gran bel catalogo che tra gli altri comprende Pietà del compianto Kim Ki-duk, Before Midnight di Linklater, Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée pace all’anima sua, Nymphomaniac di von Trier, lo struggente Mommy di Xavier Dolan – uno che è riuscito a farmi quasi amare un pezzo di Lana Del Rey, LANADELREYZIOCRAISTO! –, il Locke di Steven Knight con un Tom Hardy alle prese con una SIM svizzera e The Lobster di uno dei registi contemporanei più potenti, quello Yorgos Lanthimos che sprangò il pubblico con Kynodontas ormai più di una decina di anni fa) casa produttrice fondata da, udite udite, Ginevra Elkann che ne è anche Presidente del CdA (consiglio nel quale siede il fratello Lapo, che detiene il 30% della società).
Alla fine tutto torna. In Serie B.

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