Eccoci qua.
La partita che nessuno di noi vorrebbe perdere.
Quella che vincendola ci manterrebbe in scia per una rimonta che varrebbe due scudetti (o erano tre?, non mi ricordo più…).
Addirittura con un piccolo aiuto da Roma ci permetterebbe di accorciare a sette i punti da recuperare con ancora 11 partite davanti e (quasi) tutti gli scontri diretti con le concorrenti per quei tre posti ancora disponibili.
In tre anni abbiamo fatto questo discorso non so più quante volte. La partita per riaprire il campionato, quella per tornare in scia della prima, quella ancora per balzare in testa alla classifica, quella che se la vinciamo poi gli altri si cacano sotto.
E le abbiamo perse tutte.
Quando ci arrivavamo da favoriti, quando gli avversari si presentavano con 10 riserve, quando ce la vedevamo con le prime e quando gli schiaffoni poi li prendevamo dalle ultime.
Ma non perdiamoci d’animo, è già un onore potersi misurare con le squadre che stanno regalando nuovo lustro al calcio italiano proiettato ad una finale di Champions che manca da tredici anni (damnatio memoriae, oui, c’est moi!) e questa volta addirittura da favorito anzi, con la Coppona già all’ombra del Vesuvio, madunina bipartita permettendo.
Sarà una partita bellissima davanti a un pubblico meraviglioso, dice Acciuga, poco importa il risultato, gli scontri diretti si sa sono così, due li vinci, tre li perdi, i campionati si vincan con le piccole le biciclette i livornesi te ne intendi d’ippica te, ecc.
Maccs ribadisce i 53 punti ottenuti sul campo, implicitamente ricordando urbi et orbi che la mission aziendale era quella della qualificazione in Champions e che solo se, al netto della sanzione, si sarà arrivati quinti o sesti allora la stagione si potrà dire insufficiente.
Non so se parli a nuora perché suocera intenda (io il mio l’ho fatto, mica è colpa mia se avete fatto casini), di certo sulla solita personalissima contabilità (di molto creativa pure la sua) non sembra pesare un granché lo score di cinque sconfitte in CL.
Nel tirare in ballo l’argomento evidenzia i distacchi sulle altre pretendenti al soglio europeo e parla apertamente di difendere il secondo posto: insomma, anche stasera niente calcio-spettacolo.
Unica novità dall’infermeria è la conferma che Pogba la prossima la gioca dopo Pasqua (quella del 2026, in linea con i 33 anni giusti giusti per la resurrezione), mentre Achille Milik è sempre ingarellato con la sua personale tartaruga. Spicca ancora tra gli abili ma non arruolabili Paredes, che rivedremo giusto in occasione dei sepolcri o forse per il picnic di Pasquetta.
Gli altri, tutti più o meno sciancati ad eccezione del solito bellimbusto Rabiot (vedi a non vaccinarsi?!) e più o meno con mezz’ora nelle gambe, ma soprattutto più o meno pronti per la soirée di presentazione del nuovo calcio italiano dal ricco perlage nel quale ricopriremo l’ambito ruolo della tartina secca.
Juventus in campo con:
Szczęsny; Gatti, Bremer, Danilo; Irmifigliuolo, Fagioli, Locatelli, Rabiot, Kostić; (mi gioco) Soulé, Vlahović.
Seconda squadra di Milano:
Onana; Darmian, De Vrij, Acerbi; Dumfries, Barella, Çalhanoğlu, Mxit’aryan, Dimarco; Lukaku, Martínez.
Mi sono riabbonato perché la giustizia mi ridarà i 15 punti ma non mi piacciono i cartoni animati. Che passa il convento?
Giuro, non c’è niente. NIENTE.
Buttatevi su Little Big Italy, con il Mister espatriato alla ricerca del miglior cacciucco di Tegucigalpa.
Oppure su Focus, dove scopriremo che Cleopatra non era così gnocca se Maccs non si è mai presentato alle piramidi col peplum spalancato.
O ancora su Cambio moglie, dove Acciuga viene scambiato con ’Ndonie ma solo per una settimana e poi ognuno ritorna sulla sua panchina.