Lotta per il secondo posto nella partita più importante della stagione prima della prossima! Questo il titolo della conferenza di Maccs in cui per l’ennesima volta non perde occasione di ricordare a tutti i 59 punti (+2) sul campo di questa Juve che tutti danno per disastrata e invece starebbe a giocarsi lo scudetto se non fosse per la penalizzazione. Ah, e per il Napoli.
Trasferta romana per la Juve in casa di quella Lazio che sta facendo un campionato ad oggi oltre le più rosee aspettative, in questo forse aiutata dal torneo di ciapanò (aka traversone) delle altre pretendenti ai posti Champions (e del quale torneo ci stiamo avvantaggiando nella nostra rincorsa ad handicap), ma che è anche l’unica squadra contro cui abbiamo giocato (e vinto) partite tutto sommato comode in questa stagione (l’ho detto, troppo tardi).
I padroni di casa ci attendono con la prima difesa del torneo (e credo seconda in Europa, freeeeèchete!), aspetto che viene salutato da Acciuga come un ritorno alle origini per Sarri (contrariamente alla vulgata sempre attento all’aspetto difensivo), ma che anche dallo stesso Sor Tuta era stato ricordato una settimana fa, quando disse che il livello raggiunto era superiore perfino a quello ottenuto con la Juve (e te credo, con 43 gol subiti la peggior difesa bianconera dal 2011/12).
Un po’ meno bene sul fronte offensivo, dove gli aquilotti si presentano col secondo peggior attacco tra le squadre coinvolte nella corsa Champions, appena meglio della Roma, pagando pegno alle ripetute assenze di Immobile e alla mancanza di un sostituto all’altezza, che non sia il falso nueve Pedro o il falso jugador (cit. un’amica laziale, io non mi permetterei mai) Felipe Anderson.
Ma non preoccupiamoci, anche stavolta è complicata (e magari per una volta è anche vero).
Alla luce dei risultati di ieri è una partita di quelle che farebbero venire l’acquolina. Vincendola si potrebbe accorciare sulle milanesi e nella peggiore delle ipotesi (Roma corsara a Torino in questo scambio tra concittadine) ritrovarsi a 5 dalla quarta a nove giornate alla fine, se non meglio ancora (addirittura appena 4 con un regalo dai cugini). Ma siccome è uno scontro diretto (e siamo avanti in classifica), si giocherà come sempre per non perderlo. Ovviamente senza riuscirci.
Il canovaccio immagino sarà il solito: processione di traversoni da una parte all’altra del campo nella speranza di muovere ed allargare la strettissima difesa sarriana ed infilare un quinto dove meno te lo aspetti, oppure riesumare Bonucci per fargli saltare il centrocampo a suon di lancioni.
E comunque, sarà eventualmente tutta colpa di Landucci.
Di sicuro, non si potrà contare sulle verticalizzazioni di Pogba, ieri all’ora di pranzo da decidere se poteva o meno scendere in campo già dall’inizio e poi, nel primo pomeriggio, neanche convocato per la vacanza romana e rimasto a dividersi la branda con l’habitué De Sciglio (il modo migliore per festeggiare i sette mesi dall’intervento). Anche stavolta sarà per la prossima, è Pasqua, se uno ha fede ci può anche sperare.
E a proposito di Fede, anche Chiesa è più no che sì per una maglia da titolare e dovrebbe accomodarsi in panchina, in probabile compagnia di Danilo che potrebbe essere premiato con un turno di riposo, con Sandro al rientro e Gatti alla quinta consecutiva da titolare (o stasera fa una serie di vaccate colossali – spoiler: sì! – oppure da lì inizia a diventare complicato schiodarlo).
Juve in campo con:
Szczęsny; Gatti, Bremer, Sandro; Cuadrado, Fagioli, Locatelli, Rabiot, Kostić; Di Maria, Vlahović.
La Lazio schiera:
Provedel; Marušić, Casale, Romagnoli, Hysaj; Milinković-Savić, Cataldi, Luis Alberto; Felipe Anderson, Immobile, Zaccagni.
A via crucis ho già dato, cosa posso vedermi stasera che non sia il classico tris de celluloide pasquale (Ben Hur, Quo Vadis e La tunica – Ta-DAAAH!, questo lo danno!, su TV2000)?
Freddo, sangue, neve, fatica, armature, fame, intrighi, tradimenti.
E una lunga agonia.
Sulla strada per Roma.
Sì, effettivamente sembra Lazio-Juve, ma è invece Il mestiere delle armi, di Ermanno Olmi (RaiStoria, 21.10), che narra gli ultimi giorni di Giovanni delle Bande Nere nel tentativo di fermare l’avanzata dell’esercito di lanzichenecchi alla volta di Roma nel XVI secolo (il periodo a cui risale il calcio-cacciucco). Un film che veramente riesce a farti sentire il peso del tempo che passa in attesa di una svolta, quando sai benissimo dentro di te che la palla di cannone che si infilerà all’88esimo è quella sparata da un falconetto donato dal marchese di Mantova Federico Gonzaga al comandante Maurizien von Sarrenberg. E non ti rimarrà che guardarti morire in una ripresa chiaro omaggio mantegnano mentre aspetti un miracolo nel recupero.
Altrimenti, su Italia1 alle 21.20 ci sarebbe Jurassic Park, docu-film sul primo ciclo acciughiano, quello dei calciatori veri con l’anagrafe al Carbonio14, ma penso lo conosciate a memoria.
