Ritrovarsi qui a ripetere tutto il lungo elenco di cose trite e ritrite su come non-giochiamo, è diventato un esercizio noioso. Quindi non facciamolo. Lo sappiamo tutti, siamo questi, questa è la Juventus disegnata dal suo allenatore e messa insieme dai suoi dirigenti. E, salvo sorprese clamorose, questa sarà. A lungo. È una Juventus capace di fare anche filotti di risultati importanti, senza mai rinunciare al marchio di fabbrica di Max, come anche di serate come questa. Ne abbiamo viste.
E ne vedremo ancora. Una mite rassegnazione è probabilmente l’atteggiamento più idoneo, coscienti della situazione più ampia, tra tribunali e bilanci disastrati, c’è da essere realisti. Continueremo a fare il tifo, a sostenere i nostri e a gioire delle vittorie, anche se sono sempre brutte sporche e cattive. Non c’è, e non può esserci al momento per ovvie ragioni, aria di rivoluzioni o ricostruzioni, mancano proprio le basi. Ora c’è da tenere il punto, per poi semmai ricostruire.
Il come e il quando restano domande aperte. Dispiace per questa partita soprattuto per l’occasione persa in classifica. Visti i risultati delle milanesi, vincere significava iniziare a fargli sentire il fiato sul collo. E mi sarebbe piaciuto vederne gli effetti, probabilmente di panico. Invece non sarà così, ma rimane tutto in piedi, è un campionato in cui una squadra che perde dieci partite è in corsa per la Champions. Che altro aggiungere? Solo una cosa: buona Pasqua, in colpevole ritardo.
