Endgame Juventus-Napoli 0-1

Endgame Juventus-Napoli 0-1

Una partita davvero strana, in cui hai la sensazione che una volta tanto pur con tutti i limiti ormai cronici, te la eri giocata e non meritavi di perdere. Una partita in cui l’amaro in bocca non è nemmeno il risultato o i pitbull che ringhiano dietro di noi in classifica, ma il modo in cui la sconfitta si consuma. Lo dico subito, per me Gatti era da rosso, il gol di Di Maria era buono tutta la vita, e per altro con arbitro che fa segno di alzarsi e giocare dieci secondi prima, il Var non potrebbe richiamarti all’Ofr.

Non ho ancora capito se la palla di Chiesa per Vlahovic fosse uscita del tutto, ci sarà di nuovo penuria di immagini. Ma, detto questo sulla gara, quello che sta finendo per nausearmi è tutto questo sistema-calcio diventato ormai grottesco. Con regole spesso scritte male, probabilmente apposta, che per di più vengono e stiracchiate e contorte a piacimento a seconda dei personali piaceri. La grazia per Lukaku, roba che nemmeno il papa, è solo l’ultimo di un elenco che è diventato lunghissimo.

Regole che non sono regole, perché ciascuno può manipolarle come crede. E le inchieste, e gli arbitraggi, e le dichiarazioni. Perché essere signori non paga questo è chiaro, mentre piangere o strepitare su ogni argomento invece aiuta, anche fosse solo pressione, su un arbitro, un giudice sportivo, una istituzione a caso di questo calcio malato e corrotto. La Juve ha commesso i suoi errori, tecnici sicuramente, e non solo. Ma questo calcio è qualcosa che si fa molta fatica a continuare a seguire.

Inutile parlare del match, di quanto abbia rotto le palle Allegri in panchina, o della classifica e le coppe in cui ancora giochiamo. Intorno e all’interno, l’aria è così viziata e malsana che non trovo finestre da aprire che possano cambiare le cose. I miasmi generano conati, e non si scappa. Dalla profonda inciviltà e ignoranza del tifo, dalla miseria umana e professionale delle istituzioni, alla credibilità nulla degli organi di giustizia, per finire sui disastri economici. Ogni cosa è marcia.

Galleggiamo su una zattera senza direzione né meta, che può colare a picco in ogni momento. Ma in cui tutti possono salvarsi, soprattuto quelli che la zattera l’hanno costruita e poi messa in mare. Per loro c’è sempre un salvagente. E mettetevi il cuore in pace, che non c’è luglio o agosto che ci tirerà fuori da questo mondo decadente, da queste scene da tardo impero. Qualcosa può sempre cambiare, ma sappiamo tutti che sarebbe una goccia nel mare, o un granello di sabbia nel deserto del Sahara.

Il clima, i pregiudizi, la cultura e il sistema, sono refrattari al cambiamento, e più determinati di un animale selvatico all’autoconservazione e la sopravvivenza di sé stessi. Questa è la scena nella quale ci muoviamo, nella quale la Juve si muove. Una Juve già fragile e incerottata, piena di buchi e beghe, con una guida obsoleta e oscena, e più problemi che progetti. Il futuro è grigio, ma anche si colorasse un tantino, la scena non cambierebbe. Una fatica, amici. Che non vorremmo più fare.

Aprile ha parlato, e ci ha detto quello che volevamo sapere. Che ci sia piaciuto o meno, lui se ne sbatte.

Ourevoire.