Benvenuti alla partita più importante della stagione prima della prossima nella quale dovremo sistemare le cose nel migliore dei modi in campionato.
La Juve dopo sei anni torna a giocarsi una semifinale, anche se lo farà nella coppetta di scorta e non in quella dove si vive il nuovo rinascimento italiano calcistico, sapientemente affrescato da Raffellollone Pioli e Piagnelangelo Inzaghi (questo già con un piede nel Giudizio Universale di Istanbul).
La via per la finale di Budapest, che vincerà ovviamente Mourinho, passa attraverso la doppia sfida col Siviglia, la squadra che ha vinto più Europa League (o Coppa Uefa che dir si voglia), sei trofei alzati (in sei finali disputate), quattro negli ultimi dieci anni, con il tris nel 2014/16.
Un animale da Coppa, quindi, che quest’anno è arrivato alla semifinale scendendo come noi dalla CL (girone con City, BVB e Copenaghen chiuso con cinque punti – più di quelli che abbiamo fatto nel nostro, comunque) e poi superando PSV, Fenerbahçe e una delle favorite per la vittoria finale, quel Manchester UTD regolato con cinque gol in due partite. Fréchete.
Per fortuna almeno non c’è più a guidarli l’impomatato Unai Emery, altro fenomeno della competizione (in panca nelle tre vittorie consecutive, ma trionfatore in seguito anche col Villarreal, a segnare un altro record assoluto).
Una squadra esperta, anziana (età media di quasi 29 anni), che mette assieme diversi avanzi di risulta, vecchie conoscenze e qualche ex ottimo giocatore: l’ex Barça Rakitić, Jesús Navas nato calcisticamente proprio con gli andalusi e con una lunga parentesi al City dove aveva condiviso la maglia anche con Fernando, il Papu Gómez, il fenomeno giallorosso (se vesti quella maglia, lo sei sempre) Lamela, Suso (che non ci sarà per infortunio) ex Milan e Genoa così come Ocampos, Alex Telles con un breve passato di cartone, insomma, c’è anche un po’ di gente che non vede l’ora di farci un mazzo a tarallo per vendicare quegli anni di soprusi che gli hanno impedito di trionfare anche in Italia.
Questa è la settimana in cui la penalizzazione ci ha reso forti, in cui non ci sposta più niente (non che si sia mai visto tutto ‘sto movimento, eh), Maccs dixit, e per fortuna, visto che l’unica possibilità rimasta per accedere alla prossima CL (e mettere un po’ di soldi nel salvadanaio, mica per altro) è vincere questa coppa. Possibilità comunque ridotta anche questa al lumicino, una condanna definitiva (soprattutto se basata sulla slealtà sportiva) permetterebbe a Čeferin di sbatterci fuori da un numero indefinito di prossime competizioni anche facendo saltare il settlement agreement raggiunto poco meno di un anno fa.
Insomma, mi sa che l’unica soddisfazione sarebbe quella di farci consegnare una coppa alla faccia sua, ma dovesse un giorno accadere non mi stupirei se il precedente di Blatter 2006 facesse scuola.
Ancora una volta problemi di formazione per Allegri, che si ritrova senza pedina fondamentale per lo schieramento (a proposito, auguri di una buona – sicuramente non potrà essere pronta – guarigione a Mattia De Sciglio) e con invece un sacco di loschi figuri a creare confusione e tra cui scegliere casualmente per metterne undici in campo. Tanto la partita importante è quella del ritorno.
C’è aria di tridente, con Vlahović e Di Maria sicuri titolari e con Chiesa che dovrebbe partire al posto di uno spremuto Kostić, perché in Europa è necessario prendersi qualche rischio in più. Acciuga prende il dogma alla lettera e per esagerare mette cinque punte? Certo che no, ma pare schiererà Bonucci alla 500esima da titolare vista l’assenza di Bremer, un modo come un altro per correre dei rischi, in una difesa a quattro con Gatti più Danilo e Cuadrado esterni ad operarsi per arginare i quattro offensivi andalusi, giusto per ballare una ventina di minuti, poi 532 fisso sperando di non averne già presi un paio. Ma non ci credo manco se lo vedo.
Personalmente aspetto queste partite non dico con rassegnazione, ma mi rendo conto che non ho più quella voglia che le 21 arrivino il più presto possibile. E non perché è l’EL anziché la CL (come se avessimo tutti questi trofei europei poi, l’ultimo compie ormai 26 anni, è militesente, automunito e col reddito di cittadinanza), ma perché questa squadra raramente mi ha regalato una passione (non nel senso del calvario, almeno), un orgoglio o anche solo un buon motivo per spendere un paio d’ore senza incazzarmi. Grazie anche di questo, insomma, per il resto c’è sempre la giustizia sportiva.
Comunque sia, Juve finalmente in campo con:
Szczęsny; Danilo, Bonucci, Sandro (no, non ci credo alla difesa a quattro, che ve devo di’?!); Cuadrado, Fagioli, Locatelli, Rabiot, Chiesa (m’era rimasto dalla formazione pazza) Kostić; Di Maria; … [30 metri] … Vlahović.
Risponde il Siviglia con:
Bono; Navas, Badé, Gudelj, Acuna; Rakitić, Fernando; Ocampos, Torres, Lamela; En-Nesyri.
Vorrei perdermi questo sfacelo pur se in chiaro, a parte fustigarmi nella cameretta c’è altro da fare?
Un solo titolo degno di segnalazione, anche se credo l’abbiano visto tutti in questo pianeta (e pure sull’altro): Arrival, tratto dal racconto Stories of Your Life and Others di Ted Chiang e diretto da Denis Villeneuve (vi consiglierei la doppietta Politechnique e, soprattutto, Incendies, che con una frase raggelante rimette al suo posto l’aritmetica come solo Orwell era riuscito a fare), al terzo lavoro mainstream dopo Prisoners (mèf) e Sicario (beh!): la storia dell’arrivo degli alieni alla Continassa e dei problemi di comprensione tra Tom Giuntoli e Jerry Calvo risolti dal brillante intervento del linguista Acciuga che li mette d’accordo e li porta al Gabbione.
