Altro, e anteprima Empoli-Juventus

Altro, e anteprima Empoli-Juventus

Ben ritrovati, dopo tanto tempo, in occasione della prima partita che non servirà a una fava prima della prossima. A parte per l’amico Acciuga che potrà sempre dire sono arrivato secondo con gli stessi punti di Pirlo, che facciamo, rinnovino?
All’ora in cui andrà in onda questa amichevole tra due squadre che non hanno più niente da chiedere alla stagione, sapremo già di essere sicuramente fuori dalle coppe e tutto questo prima che Ćeferin e i suoi Goodfellas abbiano anche solo avviato le pratiche per un’estromissione più duratura, mentre all’orizzonte si intravede avvicinarsi vorticoso il livello cinque della manovra stipendi per seppellire in anticipo anche la prossima stagione.

Visto che della partita di stasera non me ne può fregare di meno (sentimento che per altro covo da settimane), provo invece a mettere insieme qualche considerazione (e parecchie illazioni) sull’affaire Giuntoli.

UNO SGUARDO AL PASSATO
All’inizio del ciclo che ha portato alla nostra fine, la catena di comando era costruita secondo le logiche di una squadra di calcio, con un DG (poi promosso AD) che rispondeva alla proprietà e costruiva una squadra assieme a un DS che faceva il casting per scegliere i protagonisti della nuova stagione.
Con la defenestrazione di Marotta iniziano i problemi: Paratici diventa Marotta, nessuno diventa Paratici e si va avanti per un po’ nelle follie finanziarie (comunque avallate dalla proprietà), poi Fabione viene scalzato in favore di quel Cherubini artefice della Next Gen nella quale lui, però, faceva il Marotta (mentre il Paratici era Manna, talent assieme a Tognozzi per le giovanili), in mezzo a tutto questo appare lo scamiciato Arrivabene: il tempo di aprire qualche porta, sparare dei nomi accazzo, lasciare dei libri neri in giro e fanno fuori entrambi (oltre al Pres) e al posto loro promuovono Calvo che vendeva magliette e poi arriva il duo Ferrero alla presidenza e Scanavino come AD. Un disastro tra attribuzione dei ruoli e compiti da svolgere che ad un certo punto assomiglia più a una serie di combinazioni casuali che a ponderate scelte societarie.

IL MONDO DI MEZZO
La reggenza come Chief Football Officer oggi è in mano a Calvo, che arriva dal marketing ed è la figura che ha costruito da zero il merchandising della Juve: il potenziamento dello shop online, l’apertura degli Store fisici, progetto poi frenato dal Covid, la strutturazione dell’area vendite/distribuzione e, tra tutte, la scelta di avocare la gestione di diritti e licenze anziché demandarla allo sponsor tecnico, come di solito avviene. Nei primi tre anni un settore che non esisteva o che era disperso in diversi rivoli arriva a fatturare circa 70 milioni ed è l’unico nel contesto Juve con dei margini di crescita mentre le altre fonti di introiti sono ormai plafonate (botteghino, diritti, ecc.).
È persona che a livello manageriale e gestionale non è del tutto sprovveduta e questo va tenuto da conto.
Il suo ritorno sorprese quasi tutti (sappiamo i motivi della a-ehm, separazione) ed è complicato capire come vada interpretato: un vero riavvicinamento tra (ex) amici oppure una scelta (lato Elkann) fatta per far girare il culo ad Agnelli e un modo per segnare l’inizio di una discontinuità (che però paradossalmente passa sempre attraverso la totale assenza di nomi sulla rubrica telefonica, uno dei mali endemici di questi ultimi anni) con la sua presidenza?

UN VOLTO NUOVO ALL’ORIZZONTE?
Si parla di Giuntoli come DS, ma non ci sono voci sul ruolo del DG, che potrebbe essere definitivo appannaggio di Calvo, promosso dall’interim al ministero con portafoglio.
Nelle ultime ore però appare dal nulla la fronda interna («Presidente, sta arrivando una brutta corrente») fortemente contraria all’arrivo del nuovo direttore e che preferirebbe una soluzione interna (Manna che faceva il Paratici promosso a fare il Marotta, alé).
È naturale pensare che la fronda interna sia espressione di quelle gerarchie tecniche che non vogliono abbandonare certe poltrone, ma è anche evidente che la figura di un nuovo dirigente, soprattutto (ed è fondamentale) se insediato con pieni poteri dalla proprietà, potrebbe mettere a rischio certi rapporti in essere. Mentre Manna penso che sarebbe più “gestibile” da chi oggi fa e disfa.

MA CHI È AMICO DI CHI (ALLEANZE E STRATEGIE NELL’ESTATE DEL DISFACIMENTO)?
Se diamo retta alle fuffarolate recenti passiamo dalla richiesta di conferma di Allegri da parte di Giuntoli che per altri invece avrebbe imposto l’arrivo di Spalletti. Poche idee ma confuse, Maccari dixit.
È complicato però tracciare un sinottico degli apparentamenti, in questo momento.
Allegri è forse (?) l’ultima figura di continuità con la gestione Agnelli. Ma allora chi riportò il livornese alla Continassa? Fu proprio l’ex Presidente a volere quella gita pasquale a Forte dei Marmi? O fu forse l’ingegnere Elkann (con il quale Acciuga con un esercizio di name dropping da prima repubblica ieri ha suggerito un rapporto personalissimo) a spingere per il ritorno di chi-sa-come-si-vince, anche forse per tacitare una serie di parenti che si erano rotti le palle di iniettare soldi per le frenesie di un Agnelli che dopo Sarri e Pirlo doveva smettere di fare cazzate?
Calvo ha già detto che Maccs resta la figura di riferimento per la ricostruzione, ma le sue parole sono abbastanza scontate in questo momento e forse non dovremmo prenderle in considerazione.
Una cosa che Allegri ha voluto rimarcare è che non si deve distruggere la Next Gen: per certi versi sembra un po’ l’attaccarsi all’ultimo pezzo di legno che fino a poco fa avevi schifato prima dell’onda anomala e a me sembra l’ultimo modo per difendere il suo lavoro usando quello di altri, probabilmente consapevole che l’arrivo di un esterno dal forte potere decisionale potrebbe, anche in caso di conferma del tecnico, ridurre di molto la sua sfera di influenza. Penso ad esempio alla valutazione di uno staff legato all’area allenamento che indubbiamente ha prodotto sfaceli, non sono negli infortuni ma soprattutto nelle prestazioni atletiche.

MA IL MERCATO COME CAMBIA?
Decisioni in questo senso avrebbero il sapore di un ridimensionamento inequivocabile, che non so quanto possa essere accettato dal tecnico. Ma resta un problema enorme, secondo me difficilmente sanabile: se fai mercato per un progetto di squadra, lo devi fare in funzione del tecnico che scegli. Se lo farai per un domani, ma continuando ad avere Allegri in panchina fino al 2025, cosa avrai risolto? Non è che comprando Mbappé e De Bruyne e altri 5 o 6 fenomeni per un calcio propositivo il livornese cambierà mentalità. Quindi si correrebbe il rischio di perdere soldi, bruciare eventuali talenti giovani (due anni così e anche i nuovi arrivati chiederanno la cessione) e non si risolverebbe a monte il problema del gioco.
Viceversa, se Giuntoli è stato chiamato per assecondare Allegri proprio perché la società crede nel labronico, allora non c’è molto da fare. Speriamo solo faccia meglio dei duecento milioni bruciati in cinque anni prima di azzeccare Osimhen e Kvaratskhelia (per altro scovato da Tognozzi, segnalato a Manna, presentato a Cherubini che pare non fece in tempo a farlo firmare, o forse erano finiti i soldi, chissà), ben sapendo che pure dovesse trovarne due così finirebbero a cinquanta metri dalla porta avversaria.
A quel punto, forse, conviene Manna che almeno non costa tutti quei soldi.

Vabbe’, fine delle pippe mentali e torniamo alla partita di stasera.
Juve in campo con:
Perin; Gatti, Rugani, Sandro; Barbieri, Miretti, Paredes, Rabiot, Kostić; Kean, Vlahović.
L’Empoli salvo e pronto alla vittoria celebrativa schiera:
Vicario; Ebuehi, Ismajili, Luperto, Parisi; Haas, Grassi; Akpa Akpro, Fazzini, Cambiaghi; Piccoli.

Ho chiuso col calcio, da qualche parte fanno vedere il curling?
Su Italia1 alle 21.20 in onda Suicide Squad: una cricca di ex giocatori capitanati da uno che si rifà le sopracciglia col decespugliatore all’assalto di Continassa City dopo la scomparsa di Maccs Anchovy.
Altrimenti su Cielo alle 21.15 c’è il ritorno di Robert Zemeckis al live action dopo gli esperimenti in CGI e performance capture: Flight narra le vicende di un capitano impasticcato che alla cloche del J|Plane fa un sottosopra passando sul gabbione. Salverà tutti ma gli faranno il culo solo perché beveva il vino di Galeone. Pessimo il finale in cui si disintossica.
Oh, se poi volete qualcosa di serio, alle 21.30 su TV8 torna la Gialappa’s.