Endgame Empoli-Juventus 4-1

Endgame Empoli-Juventus 4-1

È piuttosto difficile, e ancorché superfluo credo, commentare questa partita. Non per fornire alibi a una Juve che è brutta da almeno cinque anni, ma qualcosa da dire c’è. E farò delle domande proprio a voi. Ero in live su Juventibus a seguire il match in diretta, e ho potuto osservare due distinte reazioni a cosa stava accadendo, o forse potremmo definirle due scuole di pensiero. La prima, intende giustificare la squadra [come fatto anche da Allegri in tutte le dichiarazioni post-match] per essere crollata psicologicamente dopo il -10 dato 3 minuti prima del fischio d’inizio, con ottimo tempismo.

Se la prima volta ti causa rabbia e una reazione [ricordiamo le 8 vittorie consecutive post -15] con ancora molte partite da giocare, la seconda, a tre partite dalla fine, ti causa invece un crollo emotivo e ti svuota del tutto, a maggior ragione dopo la delusione della mancata finale di Europa League. La seconda scuola di pensiero, sostiene invece che stasera siamo stati peggiori del sistema marcio che vorremmo combattere. Perché con la possibilità viva di fregare sul campo chi ci vuole morto qualificandoci per la Champions nonostante il -1o, abbiamo invece firmato la resa. Tanto più che tutti, società, allenatore e giocatori, sapevano da lungo tempo che oggi sarebbe arrivata una penalizzazione, lo aspettavano.

Era solo il quanto da stabilire. E allora ci si aspettava che i giocatori entrassero in campo avvelenati, pronti a dare tutto, per ribadire una volta di più che noi non moriamo mai. Che non ci avranno. Che lottiamo sempre, fino alla fine come dice il motto. A quale di queste due scuole appartenete voi? Oltre la domanda, ci sono altre considerazioni interessanti da fare. Un Allegri che fa quasi tenerezza quando sbotta urlando ai quattro venti che è uno stillicidio e non se può più, senza entrare nel merito [e giustamente], ma solo nel metodo, è lasciato completamente solo. Non c’è ombra di società a sostenerlo. E lui dice le cose che normalmente ci si aspetterebbe di sentire dal presidente o dal proprietario.

Cosa significa? È un Allegri vittima sacrificale, mollato non solo dalla squadra o dalle beghe con Calvo, ma anche dai piani più alti? Destinato all’esonero a fine stagione, della serie che se la sbrighi solo e poi ci salutiamo tutti. O è l’ennesima riprova del fatto che non si capisce cosa voglia fare la proprietà di questo giocattolo chiamato Juventus FC? La Juve non esiste più, dalla cima al fondo, questo è chiaro, va rifatta da zero, ma la proprietà ha la forza, e soprattuto la volontà per farlo? Un mio amico mi ha detto che di solito va così: se vuoi vendere una cosa che non ti serve più, la tiri a lucido, non la svaluti.

Se non vuoi venderla perché ti interessa ancora, allora proteggi il tuo asset. Non lo lasci certo sprofondare. Ecco, noi non siamo in nessuno dei due casi. Quindi cosa siamo? E cosa saremo, nei piani della famiglia che possiede il giocattolo? Non ci è dato di saperlo. In entrambi i casi, il mio amico sostiene che stasera il proprietario va allo stadio e si siede lì. Si porta dietro la primavera, e appena arriva la sentenza tre minuti prima, manda in campo i ragazzini. E rimane lì seduto a guardare, poi a fine partita va ai microfoni e dice quello che ha detto Allegri. E anche di più.

Così protegge il suo asset, o l’oggetto che vuole vendere. Invece il nulla. Si fa difficile da capire. Da una parte la ricerca spasmodica del nuovo Ds, il mandato forte conferito a Calvo e la sua investitura, il probabile cambio di allenatore, lasciano pensare che l’intenzione di rifondare ci sia tutta. Ma manca molto altro attorno, a partire dalla comunicazione e a finire dall’assenza di figure apicali di rilievo, perché Ferrero e Scanavino contano quanto il due di coppe con la briscola a spade. E allora qualcun altro dovrebbe assumersi quelle responsabilità, ma non si vede nessuno all’orizzonte.

Ma c’è un oppure. Oppure non si vuole fare la guerra, per chiudere al più presto tutto con una trattativa. Va bene dateci anche -30 e non fiateremo, poi concordiamo una ammenda anche pesante e al massimo qualche punticino per la prossima stagione, e poi però arrivederci e amen. Chissà. Il 15 giugno è un’altra data da cerchiare, sul filone stipendi, intanto leggeremo le motivazioni del -10 odierno, perché da quelle dipende la eventualità di ricorrere ancora al Coni o meno. Probabile non si faccia nulla. Sono tempi difficili, e lo saranno anche nel futuro prossimo. Un abbraccio, juventini.